L’Università in crisi... non per la crisi!
Venerdì 12 marzo 2010 ore 9:00 - P.zza Umberto I Bari:
Studenti in piazza contro la Gelmini, contro il buco, per il Diritto allo Studio
Gli effetti, tanto temuti e altrettanto pronosticati, dei tagli del Ministro Gelmini si sono finalmente palesati: l’aumento delle tasse universitarie. Ben lontani dall’essere dettati da una misura d’emergenza contro la crisi, i tagli di fondi che il Ministro Gelmini ha imposto all’università italiana (nel quinquennio 2008-2013 di 1,5 miliardi di euro), sono dettati da un preciso piano politico: depauperare l’università pubblica, costringerla al fallimento e poi affidare l’istruzione ai privati, che renderanno la conoscenza un bene elitario o una merce di scambio da immettere nel mercato capitalistico del lavoro.
Ad ogni modo, per comprendere le strategie ora in atto nel Nostro Paese, è bene rilevare il dato che l’Università è solo uno dei settori dell’Istruzione pubblica, danneggiati dalle politiche neoliberiste dell’attuale governo. Con l’abolizione dell’ICI, i Comuni si trovano a gestire gli asili nido con notevoli difficoltà, restringendo il numero di accesso dei bambini e alimentando il mercato degli asili privati, accessibili solo ai più abbienti; con ilmaestro unico, la scuola primaria, fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo, è tornata indietro di 90 anni alla Riforma Gentile del ‘23; con i tagli alla scuola media, la riduzione degli insegnanti - e il conseguente accorpamento delle classi - ha reso più debole e meno efficace la didattica in aula.
A breve tempo, il compimento della Riforma Gelmini e dei suoi tagli sarà visibile sotto gli occhi di tutti: il lento e strisciante depauperamento dell’Istruzione Pubblica porterà a rendere più appetibili le Università Private, che, a parità di tasse elevate ma con una offerta didattica migliore, risulteranno - per chi può permetterselo – più “convenienti” rispetto alle Università Pubbliche, rese scadenti dalle politiche consapevolmente autolesioniste di un governo neoliberista.
La situazione dell’Università di Bari è a un passo dal dissesto finanziario. A causa sia dei tagli della Gelmini, sia delle politiche scellerate di spese senza copertura del precedente rettore Girone (assunzioni immotivate, acquisto di immobili inutilizzati), ma anche del rifiuto di pensionamento di molti professori\Baroni che ogni anno continuano a costarci 2,4 milioni di euro, l’Università degli Studi di Bari si trova a dover coprire un buco di 52 milioni di euro.
Varie sono le proposte avanzate per risolvere questa situazione, tra cui quella di vendere una parte del patrimonio immobiliare dell’Università, ma due sono quelle che i Giovani Comunisti rifiutano nettamente: l’aumento delle tasse universitarie e la richiesta di un mutuo bancario di 20 milioni di euro.
Nel primo caso, riteniamo che l’aumento delle tasse sarebbe una misura emergenziale, un palliativo non in grado di risolvere un deficit strutturale delle casse universitarie. Anche un aumento del 40% (la peggiore delle ipotesi) dell’aumento tasse porterebbe nelle casse universitarie appena 6 milioni di euro in più. Inoltre sosteniamo che le misure di risanamento non debbano partire “dal basso”, dagli studenti, ma “dall’alto”, innanzitutto da quei professori\baroni che, pur raggiunta l’età di pensionamento, non intendono congedarsi dai propri incarichi universitari: se tali sedicenti amano tanto il loro lavoro, possono prestare i loro servizi all’università gratuitamente e vivere dignitosamente della propria pensione.
Nel secondo caso, riteniamo che la richiesta di un mutuo significherebbe legare l’università ad un esterno, ad un privato, che potrebbe influenzarne le sorti a proprio piacimento. Siamo consapevoli che è richiesta di molti studenti quella di porre un ponte tra l’università e le aziende, una richiesta che deve essere soddisfatta, ma non in questo modo.
La situazione del Diritto allo Studio della Regione Puglia non è più rosea. Per quanto concerne l’erogazione delle “Borse di Studio”, stando ai dati forniti dal MIUR nell’anno 2007\2008 in Puglia su 15.000 studenti idonei a ricevere una borsa di studio, solo 7.900 hanno visto riconosciuto il proprio diritto, con una copertura solo del 50,1%. Quest’anno sappiamo che solo il 54,4% degli studenti idonei ha ricevuto effettivamente la borsa di studio.
Per quanto riguarda il diritto all’Alloggio, stando ai dati forniti dal MIUR nell’anno 2007\2008 in Puglia, per 3.000 studenti fuori sede, esistono alloggi universitari per un numero di ospiti 1.400. Ma il dato più drammatico è che, dei 1600 studenti fuori sede esclusi dai collegi, solo 300 decide di inviare alla Regione Puglia la richiesta di ricevere un contributo per pagare un alloggio presso privati. Solo 228 hanno ricevuto un contributo.
Venerdì 12 marzo 2010, i Giovani Comunisti scenderanno in piazza per gridare che i tagli all’università e il conseguente aumento delle tasse universitarie sono un atto vergognoso, perché permettono l’accesso alla conoscenza solo a chi ha i soldi per permettersela. L’elitarismo sociale ed economico, a cui la Riforma Gelmini espone l’Università pubblica, è ANTICOSTITUZIONALE, perché “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana” Art. 3, Costituzione Italiana.
I Giovani Comunisti sostengono pienamente le associazioni studentesche, che in questo momento si stanno opponendo ai tagli del Governo e all’aumento delle tasse universitarie. E alla proposta del sindacato studentesco LINK di abolire il “gettone di presenza” per i componenti del Senato Accademico e del CDA, i Giovani Comunisti propongono l’abolizione dei compensi che i professori universitari ricevono per ogni studente\tesista al momento della seduta di laurea: 250 euro per ogni professore e 350 euro per il presidente della seduta di laurea. In altre parole, chiediamo “Sedute di Laurea a costo zero” e “tagli dall’alto”.
Bari, 10 marzo 2010
Vito Leli, Giovani Comunisti Bari