lunedì 28 novembre 2011

Benedetto Petrone (1977-2011) e l'attualità dell'Antifascismo

Il prossimo 28 novembre cade il 34° anniversario dalla morte di Benedetto Petrone, un ragazzo di 17 anni, comunista ed antifascista, ucciso per mano di un gruppo di fascisti provenienti dalla sede del MSI.

Oggi come allora, il 28 novembre non è vissuto a Bari come una ricorrenza formale da ostentare acriticamente, bensì come un processo culturale e sociale da riattualizzare costantemente all’interno delle nuove forme che il Capitale assume nei confronti di tutte le minoranze della società. E’ necessario attualizzare il Fascismo, per dare un valore nuovo e reale all'Antifascismo.

Odg del congresso PRC Bari sulla ex Caserma Rossani

La Giunta Comunale di Bari ha approvato il progetto/delibera per un “Restyiling” della Rossani.
Tale progetto contiene una previsione di spesa da 88 milioni di euro per fare nella Rossani: un parcheggio interrato da 1000 posti auto, l’Accademia delle Belle arti, una Caserma Carabinieri, una caserma dei Vigili del Fuoco, Uffici della Circoscrizione (ma si stanno facendo anche altrove!), altri uffici comunali, laboratori per l’arte e la musica, parco della creatività, un albergo, tanti appartamenti, gallerie commerciali, altri uffici per privati, e tanto altro ancora, praticamente tutto.

martedì 15 novembre 2011

Dalle classi pollaio alle scuole pollaio, continua l’attacco alla scuola pubblica

La scuola italiana è in una situazione drammatica: tagli di personale e di risorse, classi sovraffollate, riduzione del sostegno, irregolarità nelle nomine, tagli agli enti locali per l’erogazione dei servizi, riduzione dei fondi per le spese di funzionamento, precarietà dell’edilizia scolastica e della messa a norma degli edifici.
Come se ciò non bastasse, ad avvilirne ulteriormente la qualità e la vivibilità, si è abbattuta sulla scuola un’altra manovra (L.111/2011-art.19), con cui il Governo Berlusconi ha inteso imporre l’accorpamento selvaggio di scuole in istituti comprensivi, introducendo la soglia capestro di mille alunni al minimo e lucrando sul taglio di posti di dirigenti e di personale ATA.

domenica 13 novembre 2011

Londra 1852, il governo tecnico visto dal giornalista Karl Marx

Ritornato, da qualche anno, a essere discusso dalla stampa di tutto il mondo per l’analisi e la previsione del carattere ciclico e strutturale delle crisi capitalistiche, Marx andrebbe oggi riletto in Grecia e in Italia anche per un’altra ragione: la ricomparsa del «governo tecnico».

In qualità di giornalista del New-York Tribune, uno dei quotidiani più diffusi del suo tempo, Marx osservò gli avvenimenti politico-istituzionali che, in Inghilterra, nel 1852, portarono alla nascita di uno dei primi casi di «governo tecnico» della storia, il gabinetto Aberdeen (dicembre 1852 – gennaio 1855).

martedì 4 ottobre 2011

DAL 7 OTTOBRE AL 15 OTTOBRE

Oggi 7 ottobre siamo scesi in piazza per rivendicare ancora una volta il diritto ad avere una scuola pubblica di qualità ed accessibile a tutti, perché ciò costituisce le basi del futuro nostro e dell'Italia.
La parola “futuro” per la nostra generazione è quasi un miraggio, poiché già nel presente veniamo privati di diritti fondamentali: non solo la scuola è sotto attacco, anche l'università sta diventando un privilegio per pochi ed il lavoro è sempre più precario e sottopagato.

venerdì 9 settembre 2011

Perchè la Federazione della Sinistra non aderisce al referendum di PD, IDV e SEL


Molti esponenti del Pd, Idv e Sel stanno raccogliendo firme per un referendum abrogativo della legge elettorale “Porcellum” (legge elettorale Calderoli) dichiarando, alcuni, che l’obiettivo è quello di uno stimolo al Parlamento per modificare l’attuale legge elettorale, altri, che l’obiettivo è di ripristinare la legge elettorale maggioritaria uninominale (legge Mattarella), applicata in Italia dal 1994 al 2001.

La Federazione della Sinistra è contraria alla legge Calderoli, e propone un sistema elettorale di impianto proporzionale. Per questo aveva aderito ai referendum promossi da Passigli, in particolare per l’abolizione del premio di maggioranza.
Siamo invece contrari ai referendum promossi da Prodi, Veltroni, Vendola e Di Pietro, per le seguenti ragioni:

- In primo luogo il referendum è in contrasto con i principi fissati dalla Corte costituzionalesula ammissibilità dei referendum (vedi in allegato l’articolo di Cesare Salvi sul Riformista del 9/9/2011);

- Secondo, l’argomento dello stimolo al Parlamento non funziona. L’esperienza dei precedenti referendum elettorali dimostra infatti che entrò in vigore il risultato stesso del referendum, e non una legge diversa;

- Terzo, la legge Mattarella non ha affatto funzionato bene, e tutta l’esperienza della cosiddetta Seconda Repubblica dimostra che il sistema maggioritario (si basi sui collegi uninominali ovvero sul premio di maggioranza) ha determinato effetti profondamente negativi sulla qualità della democrazia, sul ruolo dei partiti, sull’etica della politica. Sistemi proporzionali come noi proponiamo garantiscono invece (si pensi alla Germania) stabilità dei governi, ruolo incisivo del parlamento, pluralismo politico.

Il Coordinamento della Federazione della Sinistra



Cartolina postale a favore dell'introduzione del sistema proporzionale in Svizzera, 1910

mercoledì 31 agosto 2011

Le proposte di Alternativa Ribelle per la ripresa delle mobilitazioni e del conflitto

Di seguito il testo del documento con cui Giovani comunisti e Fgci hanno concluso ieri a Frassanito il loro terzo campeggio nazionale unitario.



Il contesto nel quale svolgiamo questa assemblea non è ordinario. Una delle più pesanti manovre finanziarie degli ultimi vent’anni si è aggiunta alla penultima di analoga gravità, varata non più tardi di un mese fa. Il nostro Paese, dunque, non fa eccezione e subisce e a sua volta alimenta – da perfetto ingranaggio del capitalismo occidentale – i caratteri di una crisi con pochissimi precedenti nella storia contemporanea.

L’esplosione dei mercati finanziari è l’altra faccia della medaglia della depressione economica di un sistema sempre più incapace di sopravvivere a se stesso.

In Italia il governo delle destre ha scelto di essere parte integrante di questa ulteriore compressione dei diritti e di questo ulteriore impoverimento di larghe masse di lavoratori.

A ciò si possono dare due risposte. Da una parte si può percorrere la strada della concertazione, delle compatibilità con il sistema monetario europeo, facendosi assorbire nello stesso blocco sociale costituito in questi mesi dall’alleanza tra le destre, Confindustria, i sindacati gialli, e settori moderati delle opposizioni. Dentro questa scelta si può persino, come dimostrano alcune prese di posizione interne al Partito democratico, avanzare critiche alla manovra economica del governo, ipotizzare un governo diverso da quello di Berlusconi (di larghe intese, di transizione, di rinnovamento costituzionale). Ma dentro questa scelta si interrompe qualsiasi connessione politica e sentimentale con le necessità delle classi lavoratrici italiane.

La seconda risposta che si può dare è antitetica: investire duramente sul conflitto sociale, acuire le contraddizioni di un sistema di potere putrescente, lavorare con tutte le proprie forze per costruire un’alleanza sociale e politica la più vasta ed estesa possibile che imponga, con le lotte e con un programma di fase coerente e organico, le condizioni per l’alternativa.

Il movimento studentesco quest’autunno dovrà vivere in funzione di questa necessità.

Al contrario che negli anni passati, nei quali la grande parte delle nostre energie erano finalizzate alla contestazione dei provvedimenti legislativi in materia di istruzione, quest’anno il movimento può e deve liberare le sue energie dentro il mare del conflitto sociale e politico che, in Italia, tenterà di contrastare la crisi, l’azione del governo e l’offensiva senza freni di Confindustria.

Agitando i temi classici del diritto allo studio e ai saperi, ad una didattica critica e di qualità, di un’idea di formazione pubblica, laica, gratuita e di massa, dalla scuola dell’obbligo alla ricerca universitaria.

E al contempo, ed è questa la sfida più importante, contribuendo a definire le parole d’ordine del movimento dentro le scadenze che già sono in campo (dallo sciopero generale del 6 settembre convocato con grande tempismo dalla Cgil, al percorso che sarà individuato dalla riunione convocata dalla Fiom il 30 agosto, alla mobilitazione internazionale del 15 ottobre) e quelle che ci saranno.

Il contributo programmatico che l’assemblea di Alternativa Ribelle propone è il seguente:

- lotta per un piano straordinario per l’occupazione e contro il lavoro nero, per il recupero reale dell’evasione fiscale e per la definizione di un sistema di tassazione equo e progressivo (introduzione della patrimoniale, aumento della tassazione delle rendite e delle transazioni finanziarie);

- lotta per la reintroduzione di un meccanismo automatico di adeguamento dei salari e degli stipendi all’inflazione reale, per il recupero del potere d’acquisto dei lavoratori e delle loro famiglie;

- lotta per un salario sociale garantito di 1000 euro al mese per i disoccupati, per i giovani in cerca della prima occupazione e (a carico delle imprese) per tutti i lavoratori precari, indipendentemente dalla mansione e dalla tipologia di contratto, con caratteristiche progressive e redistributive;

- lotta per la pace e contro le vecchie e nuove aggressioni imperialistiche e coloniali, sostenuta dalla proposta radicale dell’abolizione delle spese militari, dell’annullamento di tutti i programmi militari e della chiusura delle basi Nato e statunitensi situate nel nostro territorio nazionale.

Allo stesso tempo, lavoreremo affinché il movimento studentesco – il cui collegamento organico con le lotte dei lavoratori e, in senso lato, con il conflitto sociale assume come detto un rilievo strategico – intrecci e attraversi le altre forme di conflitto e di mobilitazione che si determineranno.

La questione determinante, oggi, è porre l’obiettivo di costruire un’ampia convergenza di tutte le soggettività dell’alternativa e di unire, con una piattaforma politica, le diverse forze della sinistra ad oggi deboli e divise.

Corrispondendo, anche in questo, all’urgenza di cambiamento e rinnovamento che è l’altra faccia della questione giovanile in un Paese sempre più vecchio e incancrenito in tutti gli ambiti della vita quotidiana.

venerdì 12 agosto 2011

IO STO' CON I MIGRANTI


IO STO' CON I MIGRANTI

In mare, ai porti, nelle campagne, nei centri di detenzione, nelle città: quella che è in atto è una vera e propria guerra contro i migranti.
Lo sciopero dei braccianti di Nardò, lo sfruttamento nelle campagne del foggiano e nel fotovoltaico, gli sbarchi sulle coste salentine, i respingimenti dai porti pugliesi verso la Grecia, il mancato soccorso in mare, i morti nel mar Mediterraneo, le deportazioni da Lampedusa, la tendopoli di Manduria, gli altri non luoghi di sospensione del diritto, i tempi di permanenza nei CARA e le difficili condizioni di vita all'interno, le problematiche connesse alla "Convenzione Dublino", la negazione del diritto d´asilo, il prolungamento del tempo di detenzione nei CIE, la costruzione di mega strutture lesive di ogni diritto e della dignità umana come quella di Mineo, l'inesistenza di politiche per un'accoglienza "diffusa" e della "seconda accoglienza", l'assenza di politiche sociali ed abitative, l'estrema precarietà in un periodo di forte crisi economica, la clandestinizzazione connessa alla perdita del contratto di lavoro, il nuovo "accordo d'integrazione", il razzismo istituzionale, etc. Tutto ciò evidenzia ancora una volta la mancanza di una politica dell´immigrazione che continua invece ad essere trattata dal governo, dalle amministrazioni locali e dalla classe politica come fosse un´emergenza oppure una questione di ordine pubblico.
A partire dalle singole vertenze che sono già in atto ed alle quali va tutto il nostro appoggio, la rete antirazzista di Bari ritiene necessaria e non più rinviabile una riflessione complessiva, per la costruzione di una piattaforma politica che parta dalla denuncia dell´esistente, per rivendicare diritti per tutte e tutti a partire dalle rivendicazioni delle lotte in corso.
Queste le difficili condizioni che si trovano a vivere i migranti e che hanno aperto il ciclo di lotte e rivolte che sta attraversando l´Italia, nei CIE, nei CARA, a Mineo, a Crotone, a Bari, a Nardò.

Per questo la rete antirazzista barese convoca un'assemblea il 2 settembre a Bari,presso la sede della Associazione Puglia Bangladesh, via Sagarriga Visconti, n.192, alle ore 17.30, anche in preparazione di una manifestazione meridionale nella prima metà di settembre.

Rete Antirazzista di Bari

giovedì 11 agosto 2011

Gianluca Nigro - Ma i caporali a Nardò girano indisturbati

Gianluca Nigro, operatore sociale associazione Finisterrae
Ma i caporali a Nardò girano indisturbati
Intervista di Checchino Antonini

Liberazione 11 agosto 2011


«Abbiamo ottenuto poco dall’incontro. Un impegno delle organizzazioni che rappresentano le aziende per coinvolgere le aziende di Nardò ad andare al centro per l’impiego per ingaggiare direttamente i lavoratori. Per noi la soluzione rimane nel chiedere subito un provvedimento legislativo d’urgenza contro il caporalato, perchè secondo noi questa è la questione centrale». Il blog degli scioperanti di Nardò ridimensiona le letture entusiastiche del verbale firmato a Bari 24 ore prima da confederali e Regione. «L’atmosfera a Nardò è abbastanza tesa - spiega a Liberazione, Gianluca Nigro, 41 anni, operatore sociale brindisino, dell’associazione Finisterrae presente alla masseria Boncuri assieme alle Brigate di solidarietà attiva - dopo una settimana di sciopero da parte di 400 braccianti ora qualcuno è stato costretto a tornare al lavoro perché da straniero se non lavori non mangi. E’ per questo che abbiamo lanciato una cassa di resistenza (vedi finisterraeonlus.it o il blog delle brigate ).
La situazione è complessa: alcuni caporali hanno abbassato i prezzi dei cassoni a 2 euro e mezzo, anziché 3,5; alcuni li hanno alzati a 6 euro (un cassone contiene 3 quintali di pomodori, un migrante ne riempie 6/7 al giorno). Quelle che sono emerse sono le contraddizioni reali della legislazione: il caporalato non è reato, l’intermediazione abusiva tra domanda e offerta di lavoro prevede tutt’al più un’ammenda. Si sta cercando di capire la possibilità di un filone di indagine sull’ipotesi di riduzione in schiavitù ma l’Italia non ha recepito la direttiva Ue 52/2009 sulle misure efficaci di contrasto al lavoro irregolare che consentirebbe agli irregolari di denunciare i padroni e accedere a una forma di regolarizzazione non premiale».

Ma chi sono i caporali?
Gli italiani sono ormai marginali, sono ormai quasi tutti stranieri, figure essenziali alla riproduzione del sistema, seguono la transumanza del bracciantato perché questi lavoratori sono percepiti come stagionali nei luoghi di arrivo ma fanno i braccianti tutto l’anno, da Eboli a Pachino, da Foggia al Salento. I braccianti vivono lontano dai centri abitati e vengono loro sottratti, oltre a quote di paga, pezzi di salario sotto forma di pagamento di servizi primari (acqua, panini, trasporto). E’ una forma di sfruttamento criminale che fa leva sull’assoluto isolamento. Le statistiche ufficiali come il rapporto Inea 2010 dicono che in Calabria il 95% degli stranieri in agricoltura sono irregolari.

Ancora una volta il proibizionismo è funzionale alle mafie e alle tratte?
L’economia agricola del Mezzogiorno si fonda su questo meccanismo, la raccolta delle angurie a Nardò la fanno gli stranieri dal 1985. La Bossi-Fini, in questo quadro, s’è rivelata uno strumento di precarizzazione del lavoro che ha anticipato anche la legge Biagi. Quello che abbiamo sotto gli occhi è frutto del depotenziamento norme sul lavoro e del rafforzamento dell’impianto repressivo, come i vari paccchetti sicurezza, che producono lavoro nero.

Cosa produrrà l’accordo sulle listedi prenotazione al collocamento?
La proposta gira dall’anno scorso, ma se non c’è un vincolo per le aziende ha solo un profilo di sensibilizzazione. I 200mila braccianti stranieri del Sud e i 300mila manovali stranieri al Nord sono la platea per le due categorie che, con i contratti provinciali, stanno sperimentando lo smantellamento del contratto collettivo. E inizia a essere evidente un fenomeno di delocalizzazione interprovinciale: le aziende hanno sedi legali in province con contratti più convenienti. Le donne del brindisino, reclutate dai caporali, fanno 300 km per andare nei campi del barese. Questa vicenda spiega come né il sindacato né le sigle datoriali siano rappresentative. I lavoratori di Boncuri sono autorganizzati e le aziende di Nardò dichiarano di non essere iscritte alle associazioni di categoria.

martedì 9 agosto 2011

I Giovani Comunisti a sostegno dei braccianti immigrati di Nardò

Sotto la sede della Regione, si è tenuto nel pomeriggio un presidio di un centinaio di braccianti immigrati provenienti da Nardò per chiedere un incontro con le istituzioni regionali. I lavoratori sono in sciopero da 8 giorni per protestare contro le condizioni di schiavitù a cui sono sottoposti dai caporali e dagli imprenditori agricoli con il silenzio delle istituzioni.
La delegazione di lavoratori, che si è seduta al tavolo con la Regione, ha chiesto di inasprire il reato di “caporalato” che al momento è soggetto ad una semplice sanzione amministrativa, tra l'altro irrisoria poiché la pena pecuniaria va dai 50 ai 500 euro, e pertanto è facilmente colmabile dai caporali, che sono in grado di speculare più di 100 mila euro a stagione di raccolta sulla pelle dei lavoratori. A questa piaga si aggiunge lo sfruttamento delle aziende che assumono in nero i braccianti con salari da fame (ogni lavoratore viene retribuito 3 euro, per un cassone di 4 quintali di pomodoro).
La richiesta dei lavoratori che la Regione Puglia si è mostrata favorevole a sostenere, è stata quella di istituire uno sportello unico, dove gli immigrati in cerca di lavoro possano iscriversi e dove le aziende possano rivolgersi per assumerli. Una misura tuttavia debole e blanda poiché non esiste una legge che possa obbligare le aziende a rivolgersi a questi tipo di sportelli del lavoro per chiedere disponibilità di manodopera.
Noi sosteniamo fermamente le lotte dei lavoratori migranti a difesa di diritti politici e sociali e auspichiamo che le istituzioni si impegnino nell'esportare il modello di autorganizzazione adottato presso la masseria Boncuri di Nardò in tutti i luoghi dove viene svolta l'attività di raccolta stagionale, e nell'immediato a Foggia.
Non affrontare strutturalmente il problema dello sfruttamento del lavoro bracciantile degli immigrati significa alimentare il sistema mafioso del caporalato e abbandonare alla disperazione quei lavoratori stranieri che giungono in Puglia per migliorare la propria condizione di vita, disposti anche a compiere quei lavori che gli italiani non intendono più svolgere.

Bari, 9 agosto 2011

Vito Leli e Titti D'Addabbo, coordinamento provinciale Giovani Comunisti Bari

A proposito dei fondi pubblici per gli Asili Nido dirottati ai Privati

In questa cupa estate di crisi economica, che si pretende di fronteggiare colpendo ancora le fasce più deboli della popolazione e lasciando intatti i privilegi dei ricchi e dei potenti, ci tocca leggere pure questa (la Repubblica del 9 agosto, cronaca di Bari, pag V): L’assessore del Comune di Bari, Fabio Losito, a seguito di un incontro con le rappresentanze delle scuole private, si convince che ad esse debbano essere destinati tutti i fondi previsti dal piano sociale di zona; così, in una seduta di Giunta, alla quale peraltro l’assessore non risulta presente, viene stravolta la delibera di Consiglio che aveva ripartito la somma fra nidi pubblici e privati (cosa già discutibile) con una delibera di Giunta, la n. 458, che destina a “buoni per l’acquisto di servizi per l’infanzia presso strutture private” tutti i 409.893,54 euro a disposizione. Tale decisione pare sia maturata in un illuminante incontro con i rappresentanti delle scuole private.

Per quanto l’assessore rassicuri il cronista dicendo che “non è come sembra...” e che non si tratta di “un provvedimento teso ad avvantaggiare le scuole private rispetto a quelle pubbliche”, risulta davvero difficile pensare che impoverendo ulteriormente le strutture pubbliche migliorerà la loro “offerta formativa”, così come non è certo dirottando le famiglie verso gli istituti privati che si risponde al bisogno di avere un “posto” all’asilo. Certo la lobby delle scuole private ringrazia di questo ulteriore beneficio, che si aggiunge a quanto riceve generosamente un po’ da tutti i livelli istituzionali, in termini di risorse finanziarie e di veri e propri privilegi, come quello di potersi avvalere di personale a titolo gratuito e volontario.

Se poi l’idea sottintesa dovesse essere che il privato gestisce meglio il servizio, allora ci troveremmo di fronte a un pregiudizio negato dall’evidenza: basta farsi un giro nei nidi e nelle scuole pubbliche dell’infanzia per vedere con quanta professionalità vi si lavora, spesso in condizioni di povertà di strutture e di sussidi.

Ricordiamo al giovane assessore che qualche anno fa bastò una sola dichiarazione in tal senso dell’allora sindaco Di Cagno Abbrescia per generare una reazione civile ma determinata da parte delle famiglie e delle lavoratrici del settore che riuscì a scongiurare il pericolo di chiusura delle sezioni comunali di scuola dell’infanzia.

Non vorremmo che, complice il solleone, si faccia passare in sordina un provvedimento che colpisce direttamente un pezzo importante del welfare della nostra comunità, già duramente colpito dai provvedimenti governativi sugli enti locali. Sarebbe una ciliegina su una torta avvelenata e il fatto che a metterla sia un assessore “di sinistra” non la rende più dolce, anzi.

Facciamo appello al Sindaco Emiliano perché non si verifichi questa ingiustizia che suona come una beffa nei riguardi del sistema pubblico dei servizi all’infanzia, di chi ci lavora e di chi lo frequenta.

Bari, 9 agosto 2011

Tonia Guerra, insegnante
Segreteria PRC Puglia

lunedì 8 agosto 2011

Solidarietà ai Braccianti di Nardò‏

Lo scorso sabato la Rete Antirazzista di Bari ha portato solidarietà ai migranti in sciopero della masseria Boncuri di Nardò. Una solidarietà che riteniamo importante per sostenere il coraggio e la volontà dei migranti-braccianti di Nardò che hanno intrapreso la lotta contro lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù della loro vita da parte di caporali e produttori agricoli del territorio pugliese che agiscono in un sistema privo di garanzie per migliaia di lavoratori immigrati. Un sistema che per i migranti è fatto solo di soprusi, di degrado, di violenze e umiliazioni, di lavoro mal pagato o non pagato affatto, di difficoltà burocratiche, di diritti negati, di condizioni inaccettabili di cui il nostro territorio ne è diventato l´emblema per il resto d´Europa. Ed era inevitabile che proprio da questo territorio nascesse la volontà di riscatto di anni di sfruttamento e riduzione in schiavitù.

I racconti e le denunce dei migranti di Nardò ci hanno riportato alla storia del movimento afroamericano nelle zone del sud America a cavallo degli anni `50 e ´60, un movimento contro una struttura economica segregazionista e una politica razzista e violenta. Entrambe mascherate da un sistema democratico basato su un razzismo inclusivo, ovvero sull´inclusione dell´Altro ma per relegarlo nel fondo di una piramide economica e sociale.

Qualche tempo fa subito dichiarammo che "Da Rosarno non si torna indietro", oggi possiamo dire che "Dal Sud rinasce il riscatto" perché da Rosarno a Castelvolturno, dalla Sicilia alla Calabria e fin qui in Puglia le strutture di sfruttamento e di assoggettamento a cui sono sottoposti i migranti sono uguali e da questi stessi luoghi i cosiddetti neoschiavi si stanno riconquistando i propri diritti in quanto persone. Per questo sosteniamo i lavoratori migranti che a proprie spese stanno cercando la liberazione da un sistema di schiavitù, insieme ai volontari, le associazioni, e la società civile che gli sono vicini.

Rete Antirazzista Bari

mercoledì 3 agosto 2011

Assenza di risposte politiche dalle istituzioni

Assenza di risposte politiche dalle istituzioni.
Così si potrebbe sintetizzare il risultato dell´incontro di oggi in Prefettura presieduto dal sottosegretario all´Interno Mantovano. Non ci sarà la concessione del permesso umanitario per tutti, ma solo un pagliativo per "sedare gli animi", ovvero la creazione di una seconda Commissione per l´analisi individuale delle richieste di asilo politico. Dunque accorciare i tempi d´attesa ma moltiplicare i casi di diniego così come successo finora dato che non si tiene conto del fatto che i migranti provengono dalla Libia in guerra. Non si tiene conto del fatto che l´Italia contribuisce alla guerra in Libia con tutte le conseguenze che provoca sulla vita delle persone e di cui si deve far carico, non si tiene conto del fatto che la sorte della vita di ogni singolo rifugiato viene affidata al giudizio di una Commissione e non alla volontà politica di uno Stato che deve riconoscere il permesso di soggiorno a tutti coloro che fuggono dalla guerra. In Commissione sulla testa di ogni singola persona si giocheranno le conseguenze di una guerra internazionale.
I migranti hanno messo a repentaglio la propria vita con la rivolta di Bari, "O vita o morte" gridavano, hanno sollevato una questione politica di portata nazionale che non si può risolvere con la creazione di una commissione su Bari. E per gli altri migranti dei centri di Ponte Galeria, di Capo Rizzuto, di Mineo e di tutti gli altri centri cosa si fa? I migranti fuggiti dalla guerra, esasperati dalle attese, dai dinieghi, dalla militarizzazione della loro vita rinchiusa in un centro che non garantisce alcuna dignità, sono esplosi in rivolta per riappropriarsi del diritto alla vita, una vita distrutta dalla guerra. Perciò non possiamo accettare nemmeno la soluzione della "tolleranza zero" di Mantovano, ovvero arresti e privazione della libertà per coloro che hanno lottato per riconquistarla. Hanno lottato per tutti i migranti attirando finalmente l´attenzione della politica nazionale e locale, entrambe latitanti davanti alle morti nel Mediterraneo o davanti alle svariate manifestazioni che hanno preceduto la rivolta, davanti alle richieste che hanno portato in Regione, presso gli enti locali e a esponenti politici. Perciò rifiutiamo la criminalizzazione messa in atto con gli arresti di alcuni (28 fino ad oggi con altre che su cui stanno proseguendo le indagini) per terrorizzare gli altri. Una criminalizzazione della richiesta di diritti che fa corto circuito se tale richiesta proviene da persone già private dei loro diritti, già rinchiuse in centri militarizzati e che solo la loro rabbia ha portato a far "esprimere" almeno un´istituzione. Istituzione che non fa altro che proclamare uno stato d´emergenza dal 1991 e così gestisce le politiche migratorie da vent´anni.
Un´emergenza regolata con lo stato di detenzione nei centri che non fanno altro che sfornare clandestini da vent´anni. Clandestini utili all´economia poiché si trasformano in manovalanza a nero. E poiché questo è il sistema, ogni migrante viene trasformato in schiavo. Ma non a vita. E´ successo a Rosarno, oggi a Nardò che i braccianti agricoli immigrati e quindi schiavizzati si stanno riprendendo i propri diritti incrociando le braccia e intraprendendo uno sciopero fintato che non gli viene riconosciuta la giusta paga per il lavoro che fanno.
Un sistema che sta andando in tilt dunque, grazie alle lotte intraprese dai migranti e che movimenti, associazioni, sindacati e società civile stanno sostenendo, laddove non è più possibile tollerare i vuoti della politica insieme alla mal gestione. Quindi per continuare a comprendere come sostenere i processi in atto ci rivediamo domani alla Parrocchia San Sabino alle ore 20.00 in vista anche dell´incontro di sabato 6 agosto alle ore 16.00 a Nardò.

Rete Antirazzista Bari

martedì 2 agosto 2011

Angelo Cassano: La rivolta di Bari, come a Rosarno

Angelo Cassano
La rivolta di Bari, come a Rosarno

Un tappeto di detriti, di pietre, di candelotti di lacrimogeni è rimasto sull'asfalto della tangenziale di Bari, nelle campagne che circondano il Centro di «accoglienza» per richiedenti asilo e la linea ferroviaria. Da una parte agenti di PS, Carabinieri e Finanza in tenuta antisommossa e dall'altra l'esasperazione di un gruppo nutrito di migranti provenienti dalla Libia. Da mesi organizzano presidi invano. Hanno provato ad avere garanzie e risposte politiche da chiunque a incominciare dal Presidente della Regione, dalla Prefettura (Bari è l'unica città in Italia che da 6 mesi non ha il Prefetto). Le loro richieste sono rimaste inascoltate. Troppo impegnata la politica per occuparsi degli ultimi, dei migranti, di chi vive ai margini della città. E così una nuova manifestazione ha avuto una portata figlia della rabbia e della disperazione. Una rabbia naturale, dopo essere scappati da una guerra, dopo aver attraversato il Mediterraneo (magari guardando impotenti un tuo amico morire in mare), dopo essere stati trattenuti all'afa di una tendopoli, trasportati come pacchi e poi condannati a rifare tutto da capo tornando a quell'inizio da cui erano scappati. Ieri mattina all'alba i migranti hanno bloccato tutte le principali vie d'accesso da nord alla città, investendo con la loro disperazione tutti coloro che generalmente girano la testa dall'altra parte. La polizia non si è fatta scrupoli nel caricare i migranti, nell'arrestarne alcuni, nel far piovere su tutta la zona i terribili lacrimogeni al CS, noti ai più per essere gli stessi usati in Val di Susa.

Bari come Rosarno insomma, perché di questo parliamo. La caccia all'immigrato però questa volta l'ha compiuta lo Stato, lo Stato che per bocca del sottosegretario Mantovano dice che «la violenza è intollerabile», come se la condizione a cui i migranti sono costretti nel Cara e in generale in Italia fosse tollerabile. In questi giorni in Puglia i migranti di Nardò stanno scioperando contro la condizione di schiavitù in cui vivono nel silenzio dei più, la tendopoli di Manduria è destinata a cambiare luogo spostandosi in una base militare a S.Vito, quotidianamente arrivano notizie terribile sui Cie che hanno sede nella regione. Questa esplosione di rabbia viene da lontano. I migranti di Bari hanno preso in carico la propria sorte e si sono posti al centro del dibattito e della società pugliese. Questa giornata (curiosamente mentre si ricordano qui a Bari i venti anni dello sbarco della Vlora con 20.000 albanesi a bordo) non può rimanere un punto isolato. Non possiamo perdere questa occasione. Per noi, per loro, per la nostra terra.

http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2011/mese/08/articolo/5113/

lunedì 1 agosto 2011

Rivolta al CARA di Bari-Palese

Gli incidenti di questa mattina, tra gli immigrati ospiti del CARA di Bari e le forze dell'ordine, sono la diretta conseguenza delle politiche contro i migranti del Ministro dell'Interno Maroni.
Da mesi gli immigrati chiedono, dopo aver effettuato diverse forme di lotta, il riconoscimento del permesso di soggiorno per motivi umanitari.

Infatti i migranti ospiti del Cara, cosi come quelli di Manduria, di Palazzo San Gervasio in Basilicata e Mineo in Sicilia, provengono tutti dalla Libia dove lavoravano da anni e hanno perso tutto a seguito della guerra in corso in quel Paese.

L'esasperazione ha portato oggi ad una forma di lotta che non avremmo voluto, ma bisogna anche dire che sono andati a vuoto tutti i tentativi di di trattativa; in questo la responsabilità del Ministro Maroni, che preferisce avere immigrati clandestini anziché immigrati regolari, è grave.

Continueremo a batterci al fianco dei migranti affinchè venga loro concesso il permesso di soggiorno per motivi umanitari e per la chiusura del Campo di Manduria.

Bari, 1 agosto 2011

Sabino De Razza, Segretario Provinciale Rifondazione Comunista Bari

Al fianco dei migranti del Cara di Bari-Palese

Al fianco dei migranti del Cara di Bari-Palese

Una rivolta annunciata quella dei migranti del C.A.R.A. di Bari-Palese. Stamattina eravamo con loro che hanno manifestato la loro rabbia fuori dal CARA. Eravamo con loro già da quando sono arrivati a Manduria, scappando da una guerra a cui l'Italia contribuisce con il suo arsenale. Eravamo con loro quando sono arrivati al CARA di Bari e hanno deciso di fare domanda d'asilo.

Abbiamo sentito le loro lacrime, le loro grida di rabbia quando hanno ricevuto il diniego in quanto non riconosciuti degni di asilo politico. Proprio così, perché per il Ministero dell'Interno non ha importanza se sei in fuga da una guerra, se la Libia è sotto i bombardamenti della Nato o di Gheddafi o dei ribelli e se è il paese il cui lavori da anni, se avevi una vita, non importa se in Libia ti danno la caccia sia gli uomini di Gheddafi sia i rivoltosi. Non importa insomma da dove vieni: non sei cittadino libico quindi non hai diritto d'asilo.

L'attesa nel C.A.R.A. significa mesi di degrado terribile, senza doccia, con un solo pasto al giorno, isolato dalla città, senza possibilità di vita all'interno di una struttura militarizzata come il CARA di Bari (all'interno appunto di una base dell'Areonautica). E dopo la penosa attesa arriva il diniego del permesso di soggiorno che significa ricevere la condanna definitiva del ritorno all'inferno da cui sei scappato.

Dopo aver chiesto alla Presidenza della Regione, agli Enti Locali, a esponenti politici, dopo aver occupato per due volte i binari, dopo aver manifestato in tanti sotto la Prefettura di Bari senza aver alcuna risposta se non un "si vedrà" stamattina è esplosa la rabbia. Non si può

giocare con la vita delle persone, non si può giocare per equilibri politici con una vicenda umanitaria che quotidianamente assume i tratti della tragedia (mentre stamattina a Bari i migranti manifestavano il Mediterraneo ha fatto arrivare a Lampedusa un altro barcone con altri 25 morti a bordo). Non si può dire come ha fatto il Sottosegretario Mantovano semplicemente che "la violenza è intollerabile", per noi è ancora meno tollerabile attraversare il Mediterraneo scappando da una guerra, vedendo morire i tuoi compagni di viaggio, essere rinchiuso in una tendopoli dove la regola è lo stato di eccezione, e poi ancora attendere in una base militare per essere rispedito verso morte certa o abbandonato a una vita da clandestino. E' intollerabile che dal 1991 ci siano solo risposte di politica emergenziale come l'ultima proposta della Regione Puglia che decide di chiudere la tendopoli di Manduria per riaprire la ex- base militare di San Vito dei Normanni, una discarica di amianto che si vuole trasformare in un´ennesima discarica umana.

Stamattina eravamo al loro fianco e continueremo a camminare con loro imparando dalla loro determinazione la capacità di prendersi ciò che è dovuto senza indietreggiare, senza aver paura, assumendosi fino in fondo le scelte dei gesti che la rabbia ti costringe a compiere. Per proseguire il percorso di sostegno ai migranti che chiedono il permesso di soggiorno e in vista dell'arrivo di mercoledì del sottosegretario Mantovano per discutere della situazione in Prefettura, si terrà l'assemblea antirazzista domani 2/8/2011 alle ore 20:00 alla Parrocchia San Sabino, in Via Caduti Caduti del 28 luglio 1943 n. 5.


Rete Antirazzista Bari

sabato 30 luglio 2011

Imma Barbarossa: Lettera a Repubblica su parità di genere e... un link per gli smemorati

Caro direttore,
leggo in Cronaca (p.IV) su Repubblica di Bari un pezzo su una proposta di legge dell’assessora regionale Elena Gentile riguardante la parità di genere per le elezioni regionali. Nel pezzo vengono citate alcune donne sostenitrici della proposta.
Mi rendo conto che la’cronaca’ parla del presente come ‘immediatezza’ e non del ‘presente come storia’ ma,avendo partecipato per Rifondazione comunista ad una recente assemblea regionale di donne in cui si è discussa la proposta oggetto della ‘cronaca’,vorrei esprimere a mo’ di ‘storia’,sempre recente,alcune precisazioni:
  1. Il gruppo del PRC alla fine della scorsa legislatura avanzò,tramite il consigliere Piero Manni, una proposta per la “parità di genere” per le liste e le elezioni riscontrando un’attenzione più o meno tiepida nel PD e in SEL;
  2. Tonia Guerra della segreteria regionale del PRC ha seguito il percorso della discussione sulla democrazia di genere sin dalla scorsa legislatura;
  3. Io stessa sono intervenuta nell’assemblea citata alla presenza dell’assessora Gentile;
  4. Le donne del PRC in Campania hanno contribuito alla stesura della legge regionale campana, da cui prende le mosse l’iniziativa pugliese.
Personalmente penso che una misura legislativa non sia sufficiente a sconfiggere il patriarcato trasversale innanzitutto perché gli uomini le inventano tutte per neutralizzarla (ad esempio si circondano di donne ‘amiche’ per pilotare la doppia preferenza) e in secondo luogo per la contraddizione presente in donne che sostengono la parità di genere e poi votano uomo. Ma, in ogni caso, credo fermamente che la misura legislativa sia assolutamente utile,come tutte le misure che vanno in direzione di una rappresentanza reale (ad esempio una legge elettorale proporzionale a tutti i livelli).
Detto questo, scrivo non per lamentare una esclusione dal pezzo di cronaca (c’è una regia occulta?) ma semplicemente per amore di “storia”.
Imma Barbarossa 
(già presidente della Commissione Pari Opportunità nel Comune di Bari) 

30 luglio 2011

sabato 23 luglio 2011

COMUNICATO STAMPA sull’operazione “San Raffaele del Mediterraneo”

Siamo stati i primi e senza alcun tentennamento ad opporci con forza a quella che ci apparve subito come una operazione scellerata e speculativa a danno della salute dei cittadini, della sanità pubblica, del territorio. Oggi,a scorrere le cronache nere dei giornali, saremmo ben legittimati a rivendicare l’aver visto giusto, ma a noi non interessa mettere medagliette: a noi importa continuare una ferma battaglia,insieme a tutti quelli che ne condividono l’obiettivo, perché l’affare “San Raffaele” non vada in porto, i fondi pubblici (ben 120 milioni di euro!) vengano immediatamente reinvestiti nel potenziamento degli Ospedali pubblici e, soprattutto, in quei servizi di medicina territoriali, tanto sbandierati per attenuare le proteste della gente e assicurare un moderna visione della tutela della salute dei cittadini.

Le notizie di questi giorni aprono squarci, se possibile, anche più preoccupanti di quanto si potesse immaginare sul giro di interessi e di intrecci perversi che si agitano intorno all’operazione “San Raffaele”, che, se per certi aspetti riguardano il grande bussines del gruppo milanese oggi in ginocchio, dall’altro vede coinvolti “protagonisti” locali. Su questi intrecci che vedono al centro, più cha la salute dei cittadini, una grande operazione di speculazione fondiaria ed edilizia su terreni agricoli ed in parte “percorsi da incendi”, sarà bene che anche la Magistratura faccia piena luce.

Ma, sul piano politico, la Regione, il Comune e la Provincia di Taranto non possono far finta di nulla! Abbiamo apprezzato un certo ripensamento fatto balenare dal Sindaco Stefano nel corso della recente iniziativa della CGIL, augurandoci che seguano iniziative consequenziali.

Noi chiediamo con decisione alla Regione Puglia di bloccare definitivamente l’operazione di variante urbanistica oggetto dello “scambio” con la Fintecna e i revocare il finanziamento di 60 milioni già stanziato per l’operazione e di utilizzare quei fondi per attenuare il drammatico impatto sociale sui cittadini pugliesi, che il piano di rientro sanitario imposto dal Governo di centro-destra sta determinando. Abbiamo apprezzato la ferma e lucida posizione contraria espressa dalla CGIL nell’iniziativa pubblica del 6 luglio (ma anche degli altri Sindacati), così come stigmatizziamo con forza quella che è apparsa come una vera e propria “intimidazione” a mezzo stampa dei consiglieri regionali (ahinoi di centro-sinistra e tutti insieme!) di qualche ora prima a… non occuparsi di queste questioni, in quanto loro gli unici depositari della verità rivelata!
Chiediamo che ora ci sia una forte mobilitazione dei cittadini e di tutte le Organizzazioni che, con argomentazioni assolutamente inconfutabili, si oppongono ad una operazione che Gino Strada ha definito «una schifezza, una inutile macchina mangia soldi», e che hanno indicato alternative credibili e ineccepibili sul piano etico e morale.
Vale la pena ricordare una volta di più, che l’operazione prevede la chiusura di due ospedali pubblici (SS.ANNUNZIATA e MOSCATI) per fare posto ad un nuovo ospedale che sarà gestito dal privato e realizzato interamente con fondi pubblici (210milioni di euro della Regione Puglia e del Ministero della Sanità) la riduzione del 12% di posti-letto e la mortificazione delle professionalità e delle competenze che la sanità pubblica annovera al suo interno.
Un’operazione ad esclusivo vantaggio del privato, e di un privato che sta affogando in 1 miliardo di debiti!

Taranto, 23 luglio 2011

Nicola CESARIA, Segretario Regionale PRC Puglia
Preneste ANZOLIN, Segretario Provinciale PRC Taranto



http://www.rifondazionepuglia.org/joomla/ultime/comunicato-su-san-raffaele-taranto.html

martedì 19 luglio 2011

Manifestazione per la OM di Modugno

COMUNICAZIONE URGENTE



Ai componenti del collettivo e alle RSU di Fim-Fiom-Uilm, si comunica che il giorno 26 luglio p.v. a partire dalle 18,30 si terrà una manifestazione pubblica a Modugno in P.zza Garibaldi a sostegno delle lavoratrici e dei lavoratori della Om Carrelli Elevatori Spa, contro la chiusura dello stabilimento di Bari/Modugno annunciata dalla Direzione Aziendale.

Pertanto, invitiamo gli iscritti, gli attivisti, le RSU di Fim-Fiom-Uilm ad attivarsi per la piena riuscita della suddetta iniziativa di solidarietà, che riveste un’ importanza di carattere sociale per l’intero territorio.

Bari, 19 luglio 2011

Le Segreterie Territoriali
FIM CISL – FIOM CGIL – UILM UIL

giovedì 14 luglio 2011

Piero Manni: una porcheria perpretata dalla casta politica

Lecce, 14 luglio 2011

Ieri non mi è stato possibile leggere i giornali regionali, e mi ero perso questa bella notizia del “recupero-crediti” da parte dei consiglieri regionali in carica ed ex, né avevo avuto alcun sentore di quello che stava per accadere, e che con semplicità definirei una porcheria, l’ennesima, perpetrata dalla casta politica.

Cinque anni fa il consiglio regionale votò all’unanimità una riduzione del 10% della indennità integrativa, vantandosi della decisione (e io forse più di tutti) e con un discreto ritorno in termini di immagine; oggi parte (la maggiore? la quasi totalità?) di quei consiglieri ritiene di aver commesso in quella occasione un errore, e rivuole indietro con gli interessi gli euro cui aveva rinunciato.

Giuridicamente la richiesta sembra ineccepibile, sul piano politico e morale è certamente una porcheria: il Parlamento sta per approvare all’unanimità una manovra da non si capisce quante decine di miliardi che costerà “lacrime e sangue” agli italiani in termini di occupazione, di impoverimento, di servizi sociali e di qualità della vita. E i consiglieri regionali chiedono la restituzione (come se li avessero cacciati di propria tasca) di, sembra, 63.000 euro più gli interessi. Più la loro pensionabilità.

Sono una bella cifra, 63.000 euro, oltre 50 mensilità di un insegnante di prima nomina, più di 60 di un operaio, e a me sarebbero preziosi in questa fase un pochino difficile, economicamente dico, della mia vita personale e professionale; solo che io sono comunista, sono ancora un compagno (che bella parola, armoniosa e superamicale: persone che condividono il pane, la convivialità delle relazioni sociali; una parola di profonda religiosità, che per i cristiani si concretizza nella compartecipazione ad un sacramento), e non voglio subire l’umiliazione di un privilegio non condiviso dai miei interlocutori sociali.

Piero Manni
Segreteria regionale Rifondazione Comunista Puglia


venerdì 8 luglio 2011

Quale Legalità per il Quartiere Libertà

Quale Legalità per il Quartiere Libertà

Bari, 8 luglio 2011

Insieme ad altri esponenti della sinistra di Bari, abbiamo promosso un momento di riflessione e di discussione sulla questione della sicurezza, dell'antifascismo e dell'antirazzismo in città.
E' sotto gli occhi di tutti che a Bari da tempo si è avviato uno “sdoganamento” di pratiche di destra xenofobe e razziste, si sono verificate aggressioni ai Gay e giovani militanti di sinistra, si è legittimata la presenza di organizzazioni di destra camuffate da ONLUS in iniziative pubbliche promosse o patrocinate da Comune, Provincia e Regione.
La stessa manifestazione al quartiere Libertà rientra in questa strategia di penetrazione nel tessuto cittadino di queste pratiche, questo non può e non deve avvenire. Vanno messe in campo iniziative di controinformazione, vanno costruiti gli anticorpi sociali al più presto: in questa direzione molto possono fare le iniziative come quella promossa in alternativa al corteo, e ancora di più possono fare le istituzioni.
Che al quartiere Libertà come in altri quartieri c'è un problema di legalità è fuori dubbio, ma le risposte che vengono date a questo problema fanno più paura. Risposte che ipocritamente alimentano la demonizzazione dell'altro, del diverso, dell'immigrato, e che, cavalcando il mito ipocritamente securitario delle forze dell'ordine, chiedono altresì più repressione e più criminalizzazione della collettività. Queste politiche applicate in altre città italiane hanno ampiamente mostrato il loro fallimento.
Quello che si nota al quartiere Libertà è la scarsa presenza dell'amministrazione comunale di Bari, a cui si propone un consiglio comunale monotematico, per discutere con i cittadini e le forze democratiche sugli interventi possibili da fare nel quartiere.

Sabino De Razza, segretario provinciale Rifondazione Comunista Bari
Vito Leli, portavoce Giovani Comunisti Bari

martedì 5 luglio 2011

L'antirazzismo paga

Comunicato stampa

Da stamattina le strade di Bari sono state inondate da un corteo di oltre 300 migranti del C.A.R.A. determinati a richiedere il riconoscimento del permesso di soggiorno. Infatti lo slogan che ha accompagnato tutta la manifestazione è stato “Documento! - No, negativo!”. In seguito una delegazione della manifestazione antirazzista, composta anche da rappresentanti regionali e comunali, ha incontrato i rappresentanti della Prefettura di Bari. L'incontro ha prodotto come unico impegno da parte della Prefettura l'invio entro stasera 5 luglio di una relazione al Ministero degli Interni con la richiesta avanzata dalla delegazione di concedere il permesso di soggiorno a tutti coloro che provengono dalla Libia senza distinzioni di nazionalità.
La manifestazione odierna è scaturita dalla protesta tenutasi il 20 giugno presso la Regione Puglia che ha prodotto l'impegno dell'Ordine degli Avvocati di fornire l'assistenza legale e il gratuito patrocinio per i ricorrenti che hanno già avuto il diniego.
I migranti di varie nazionalità che lavoravano in Libia e in seguito alla guerra sono fuggiti e arrivati in Italia hanno trovato solo il diniego della richiesta di asilo politico in quanto la loro provenienza viene riconosciuta in base alla loro nazionalità e non in base al territorio di provenienza, ovvero la Libia. Inoltre nel territorio pugliese ci sono migranti provenienti dall'Afghanistan, dall'Iraq, dal Kurdistan (cosiddetti “casi Dublino)” in attesa del riconoscimento da oltre 10 mesi.
La Rete Antirazzista di Bari continuerà a sostenere le ragioni dei migranti fuggiti dalla Libia a causa delle guerra in corso, per il riconoscimento del permesso di soggiorno umanitario per tutti. Davanti alla realtà pugliese che vede la presenza dei C.I.E. di Bari e Restinco di cui chiediamo la chiusura insieme ai cosiddetti centri di accoglienza C.A.R.A. e la vergognosa tendopoli di Manduria di cui ancora oggi non si conosce la natura giuridica.
Alla luce delle vicende odierne la Rete Antirazzista si riunirà sabato 9 luglio in Via Fornari n. 15 alle ore 19.00.

Bari, 5 luglio 2011



mercoledì 29 giugno 2011

La manovra antipopolare dettata dall'Unione Europea


COMUNICATO STAMPA


LA MANOVRA ANTIPOPOLARE DETTATA DALL'UNIONE EUROPEA
E L'ACCORDO ANTIDEMOCRATICO TRA CONFINDUSTRIA E CGIL CISL E UIL MERITANO LO
SCIOPERO GENERALE

            Se saranno confermate le anticipazioni di stampa sulla manovra economica che sarà varata giovedì dal governo Berlusconi che parlano soprattutto di taglio ai servizi pubblici, di nuovo attacco  alle pensioni, di ulteriore congelamento sine die dei contratti pubblici, di blocco totale del turn over  con buona pace dei precari del pubblico impiego - di manovra sulle tasse e sull'IVA tale da far pagare di più ai ceti popolari e al lavoro dipendente, di aumento dei contributi previdenziali per i precari, di attacco ai migranti

            Se sarà sottoscritto un accordo sulla validità dei contratti senza il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori ad esprimersi, se sarà vietato scioperare contro accordi sottoscritti da almeno il 50% più 1 dei sindacati o delle RSU, se si consentirà agli accordi aziendali di derogare dai contratti nazionali

L'UNIONE SINDACALE DI BASE RITIENE NECESSARIO L'ATTUAZIONE DELLO
 SCIOPERO GENERALE E GENERALIZZATO
 CHE COINVOLGA NON SOLO LE LAVORATRICI E I LAVORATORI DIPENDENTI
MA SIA CONDIVISO CON TUTTO IL SINDACALISMO CONFLITTUALE, CON I MOVIMENTI IN LOTTA CONTRO LA PRECARIETÀ,
PER LA DIFESA DEL TERRITORIO E DELL'AMBIENTE, PER IL DIRITTO ALL'ABITARE E AL REDDITO, PER I DIRITTI DEI MIGRANTI

CONTRO LA MANOVRA DEL GOVERNO IN LINEA CON I DETTATI DELL'UNIONE EUROPEA E DEI MERCATI FINANZIARI

CONTRO L'ANTIDEMOCRATICO ACCORDO TRA I SINDACATI CONCERTATIVI  E CONFINDUSTRIA SULLA RAPPRESENTANZA,
                 LA DEMOCRAZIA NEI LUOGHI DI LAVORO E I DIRITTI SINDACALI

28 giugno 2011 

Unione Sindacale di Base
Federazione Puglia, via Pisacane 91, tel. 080 5424993 

lunedì 27 giugno 2011

Solidarietà alla popolazione di Val Di Susa

Solidarietà alla popolazione di Val Di Susa

Questa mattina all'alba la polizia ha caricato e lanciato fumogeni contro la popolazione della Val Di Susa che sta presidiando il proprio territorio contro l'imposizione del TAV e contro lo scempio ambientale che tale progetto comporterebbe per la propria valle.

Dopo la vittoria dei referendum del 12-13 giugno, in cui la cittadinanza ha mostrato la volontà di riappropriarsi di ciò che è comune, appare un controsenso gravissimo ed inaccettabile l'imposizione dall'alto e contro la ferma decisione popolare di violentare il patrimonio paesaggistico, concepito dalla popolazione come un bene comune. Con il TAV il Governo dimostra di ostracizzare la volontà popolare della cittadinanza dalla partecipazione e dalla decisione su un bene comune!

Stasera a Bari, in Piazza Prefettura, ci sarà un presidio in solidarietà alla popolazione della Val Di Susa che sta lottando per salvaguardare il proprio territorio e che per questo subisce la violenza delle forze del dis-ordine, inviate da questo governo antidemocratico.

Bari, 27 giugno 2011

Rifondazione Comunista Bari
Giovani Comunista Bari


sabato 25 giugno 2011

Verso la manifestazione regionale antirazzista del 5 luglio

Verso la manifestazione regionale antirazzista del 5 luglio
per il diritto d'asilo politico ed umanitario


Il 20 giugno, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato a Bari, oltre 200 richiedenti asilo, con il supporto della Rete Antirazzista di Bari, hanno protestato sotto la presidenza della Regione Puglia, per chiedere diritti fondamentali, quali l'assistenza legale garantita ed il permesso di soggiorno per motivi umanitari per coloro che vengono dalla Libia, un paese che è sotto il bombardamento della NATO.
Il 22 giugno è stata approvata dall'ordine degli avvocati una delibera in via provvisoria volta a garantire assistenza legale gratuita a tutti i rifugiati e richiedenti asilo, in particolar modo per coloro che provengono dalla Libia.

La Rete Antirazzista di Bari lancia un appello per una manifestazione regionale antirazzista per il 5 luglio sui seguenti punti:
- permesso di soggiorno per coloro che provengono dalla libia
- ripudio di ogni forma di guerra
- chiusura dei CIE e contro il decreto del Ministro Maroni che scarica sulla questione immigrazione l'attuale crisi del Governo, proponendo la detenzione nei CIE fino a 18 mesi
- chiusura delle tendopoli, che non sono altro che lager che umiliano la dignità umana
- per un piano di accoglienza regionale per rifugiati e richiedenti asilo

Pertanto facciamo appello a tutte le associazioni laiche e religiose, le organizzazioni sindacali, la società civile e a tutti i movimenti ad appoggiare e sostenere questo percorso.
Si terrà la prossima assemblea in data 2 luglio, ore, 20, in Via Fornari 19, per discutere gli ultimi dettagli della manifestazione e per un coinvolgimento più ampio di tutti\e.

Rete Antirazzista Bari
Comitato rifugiati CARA

per adesioni: manifestazioneregionale5luglio@hotmail.it

venerdì 24 giugno 2011

Politica, partecipazione, democrazia

Politica, partecipazione, democrazia
Risposta a Pierpaolo Treglia


Abbiamo letto con attenzione l'appello lanciato dal segretario dei GD, Pierpaolo Treglia, in seguito alle polemiche dei ragazzi di “Labbari” contro il sindaco Emiliano ed alle recenti riflessioni sorte dopo la pubblicazione del sociologo Onofrio Romano riguardo le “Fabbriche di Nichi”.
Ci è difficile entrare nel merito della questione posta, non essendo accomunati dalle medesime pratiche politiche, nè dagli stessi luoghi di aggregazione e partecipazione. Ma, ad ogni modo, non siamo indifferenti a queste forme di elaborazione e organizzazione politica, in quanto queste sono in grado comunque di innescare meccanismi di entusiasmo e di partecipazione giovanile alla politica, anche se al contempo, a nostro avviso, occultano abilmente la propria ovvia natura elettorale. Questa modalità di agire politico si apre al doppio pericolo, da un lato di alimentare aspettative clientelari una volta eletto il proprio referente politico al termine della campagna elettorale, dall’altro -nella peggiore delle ipotesi- di creare una disillusione politica nei confronti di chi ha visto nascere aspettative e vede poi venire meno qualsiasi tipo di rapporto dialettico della rappresentanza, creando uno scarto tra rappresentante e rappresentato.

Ad ogni modo, sentiamo di poter dare un contributo alla discussione.

domenica 19 giugno 2011

Aggressione fascista di Casapound a Barivecchia

Aggressione fascista di Casapound a Barivecchia

BARI - Ieri sera, per le strade di Barivecchia, due compagn*, un ragazzo ed una ragazza, sono stati aggrediti e picchiati selvaggiamente da una decina di "bravi ragazzi" (così come li chiama Michele Emiliano, sindaco di Bari) di Casa Pound.
Casa Pound è un’organizzazione neofascista, che, grazie alla falsa facciata di associazione culturale, ha la possibilità di partecipare ai contest. A Bari, per due anni consecutivi, è stata presente alla Fiera del Levante con un proprio stand! Questo status di associazione ha permesso a Casa Pound di poter partecipare all’iniziativa “Volontariato in piazza” e di poter allestire uno stand al centro di piazza del Ferrarese a Barivecchia.
Non è la prima volta che a Bari, viene dato spazio a questa organizzazione neofascista. Già il 6 maggio scorso, è stata data la possibilità a Casapound di organizzare la presentazione di un libro in una biblioteca pubblica sotto il patrocinio della Regione Puglia, della Provincia di Bari e della Circoscrizione di Murat-San Nicola.
Nell’esprimere piena solidarietà ai compagn* aggrediti, non ci stanchiamo di ricordare sempre che, in Italia, il fascismo è anticostituzionale e reato.


Bari, 19 giugno 2011

Sabino De Razza, Segretario provinciale PRC Bari
Vito Leli, Coordinamento provinciale GC Bari


venerdì 17 giugno 2011

Gestione pubblica dell'acqua ed esternazioni dell'assessore Amati

Gestione pubblica dell'acqua ed esternazioni dell'assessore Amati

La Regione Puglia ha legiferato sulla gestione dei servizi idrici. Il testo approvato in consiglio regionale ha dovuto prendere atto dei risultati straordinari del referendum, per cui ora è possibile resituire alla gestion epubblica un bene primario per la vita.
Permangono tuttavia numerosi elementi di criticità, a partire dalla mancata corrispondenza fra il declamato diritto all'acqua e la sua effettiva esigibiliutà: il quantitativo minimo vitale non è garantito, visto che è subordinato ad eventuali avanzi di amministrazione. L’assessore Amati motiva ciò con la mancanza di fondi e la mutata “Era geologica”.
Evitando la fin troppo facile tentazione di rispondere elencando altre forme di spesa sulle quali sarebbe stato il caso di risparmiare. Riteniamo che una diversa modulazione delle tariffe avrebbe potuto da un latoconsentire la gratuità del minimo vitale e dall'altro scoraggiare lo spreco.
Perchè, rendere pubblico un bene significa anche cambiare radicalmente le "logiche aziendali" e cio richiede che la partecipazione dei cittadini avvenga, oltre che nelle scelte generali, anche nella organizzazione e nella gestione.
Ci allarma perciò il livore ed il tono allusivo che troviamo nelle parole con cui l'assessore Amati, dal sito istituzionale della regione Puglia, si riferisce così a non ben definiti “partiti e movimenti di sinistra” ed al comitato pugliese “Acqua Bene Comune “. Forse qualcuno aveva pensato che la collaborazione nella stesura della legge si sarebbe potuta trasformare in un reclutamento negli organi di amministrazione dell'AQP.
A chi si riferisce l'assessore? A Rifondazione Comunista, partito inequivocabilmente ed orgogliosamente di sinistra? Dovremmo forse sentirci chiamati in causa?
Davvero l'assessore pensa che gli esponenti del comitato pugliese “Acqua Bene Comune“, forse proprio a causa della loro irriducibilità ai compromessi, meritino questa insinuazione? Perchè tanto nervosismo?
Questa calunnia poteva davvero evitarla: non vorremmo che la Puglia passasse da prima regione a ripubblicizzare a prima regione che rompe con i soggetti più avanzati nella difesa dei beni pubblici.

Bari, 16 giugno 2011

Tonia Guerra, segreteria regionale PRC Puglia
Sabino De Razza segretario Provinciale PRC Bari

mercoledì 15 giugno 2011

Comunicato dei Lavoratori AQP

COMUNICATO

Bari 15 giugno 2011

Ieri, 14 giugno 2011 il Consiglio Regionale della Puglia ha approvato la Legge sulla gestione del servizio idrico integrato e la costituzione della Azienda Regionale Acquedotto Pugliese AQP.
Il Disegno di Legge approdato in aula non era quello votato dalla Giunta Regionale nella primavera del 2010, scritto con il contributo del Comitato Pugliese "Acqua Bene Comune".
Le modifiche apportate al testo dagli emendamenti presentati nelle commissioni consiliari avevano radicalmente modificato, in alcuni aspetti essenziali, il senso della legge.
Ieri pomeriggio, con un pressing estenuante e faticosissimo, insieme al Comitato Pugliese "Acqua Bene Comune" con il sostegno di tutti i comitati territoriali e locali del Popolo dell'Acqua che hanno invaso la rete le le redazioni dei media di comunicati a sostegno del confronto che stavamo sostenendo a margine della seduta consiliare, abbiamo tentate una ultima azione di recupero delle norme più controverse.
Alcune delle nostre osservazioni hanno trovato accoglimento in emendamenti presentati ed approvati in aula.
Purtroppo non tutte le modifiche che ritenevamo necessarie si sono trasformate in emendamenti.
Verso le 19.00 il DDL è diventato Legge della regione.
Vorremmo poter festeggiare, forse dovremmo festeggiare, ma senza farci prendere da facili entusiasmi, sarà necessaria un'attenta lettura del testo varato in aula.
Tuttavia sarà facile per noi lavoratori AQP renderci conto se la Legge Regionale cambia realmente le cose o se Gattopardescamente lascia le cose come stanno.
Essenziali saranno i prossimi 60 giorni, entro i quali dovrà essere redatto il regolamento del nuovo soggetto nato da questa legge.
Ma se il testo del regolamento sarà scritto a quattro mani con chi è più vicino a Federutility piuttosto che con il "Popolo del 13 giugno" allora veramente ci sarà poco da festeggiare.
Per questo oggi sospendiamo ogni giudizio.
La partita è ancora tutta in piedi.
Potrà essere un grande trionfo della democrazia e della partecipazione o, ancora una volta, il tradimento delle speranze e dell' entusiasmo che i cittadini hanno mostrato con la partecipazione ai Referendum.
Quando tutto sarà concluso, quando l'acronimo SPA sarà cancellato dall'oggetto sociale dell'Acquedotto, allora veramente festeggeremo con entusiasmo.

Il Comitato lavoratori AQP per l'Acqua Bene Comune



Tonia Guerra - La Puglia vota proprio oggi, ma la legge è annacquata

Tonia Guerra

La Puglia vota proprio oggi, ma la legge è annacquata

Liberazione 14 giugno 2011


Ha vinto il popolo dei beni comuni contro il pensiero unico e il primato assoluto del mercato. Anche in Puglia. Le facce stanche dei tanti e tante, che in modo spontaneo e disinteressato, hanno animato senza sosta la campagna a difesa dell’acqua pubblica, si aprono finalmente ad un sorriso liberatorio.
E’ il risultato di una battaglia di civiltà che viene da lontano, dalla raccolta di firme sulla legge di iniziativa popolare, mai discussa in parlamento, fino a questa estenuante ed entusiasmante mobilitazione che ha consentito di incrociare strade e soggetti diversi, associazioni, sindacati, partiti, parrocchie, singoli e singole di ogni età e collocazione. Una galoppata di democrazia.
In Puglia l’intero percorso si è svolto in modo parallelo alla questione dell’Acquedotto Pugliese, dal 1999, sotto il Governo D’Alema, trasformato da Ente Pubblico in Società per le del 2010 e del conseguente positivo risultato. Poi qualcosa si è inceppato e, proprio in coincidenza con lo svolgimento del referendum, in Consiglio Regionale si arriva a discutere un ddl profondamente modificato nei punti più qualificanti, che presenta persino il riferimento all’art. 23 bis, quello abrogato. Il testo contiene tali elementi di ambiguità, per esempio sulla possibilità di ricorrere a società miste per “attività strettamente connesse alla gestione del servizio idrico integrato”, da far dubitare della reale volontà di ripubblicizzare.
Il giorno della vittoria referendaria in Puglia rischia dunque di essere offuscato da ciò che il Comitato Pugliese Acqua Bene Comune considera una beffa. Margherita Ciervo, portavoce del Comitato, afferma con amarezza: «Questa mattina, mentre tutti noi eravamo ancora mobilitati per il raggiungimento del quorum, in Regione si apprestavano a fare una discussione assurda su un disegno di legge Azioni. Erano gli anni del “privato è bello” e guai ad obiettare.
Su sollecitazione del movimento per l’acqua, dopo alterni tentativi di spingere sulla strada della privatizzazione da parte di settori della maggioranza di centrosinistra, finalmente alla fine del suo precedente mandato, il presidente Vendola aveva espresso la volontà di ripubblicizzare l’AqP. Il risultato fu un disegno di legge scritto a più mani dalla Regione e dal Forum dei Movimenti per l’Acqua. L’acqua divenne un tema qualificante della campagna elettorale regoinastravolto nei contenuti essenziali».
Nicola Cesaria, Segretario pugliese del Prc: «Ora la Regione deve abbandonare ogni tentennamento e portare in Consiglio la legge sulla ripubblicizzazione dell’AqP nella sua stesura originaria, restituendo integralmente ad una gestione pubblica, democratica e partecipata tutte le funzioni del servizio idrico e garantendo ai cittadini/e pugliesi l’accesso all’acqua e il quantitativo minimo essenziale, in coerenza con il programma di governo e in sintonia con le richieste avanzate dal vasto e plurale movimento dell’ “acqua bene comune». La decisione di portare in Consiglio Regionale, proprio in coincidenza con il positivo esito del referendum, un testo profondamente modificato nei punti essenziali, si direbbe una provocazione.
La volontà popolare, anche in Puglia, ha spazzato via non solo leggi che imponevano la mercificazione dell’acqua, le centrali atomiche e i privilegi di pochi, ma anche le sacche trasversali di compatibilità con i potentati economici. Ora il re è nudo e ad indicarlo è un popolo consapevole e determinato».
Adesso tocca al Presidente Vendola ritessere la trama, forse un po’ sfilacciata, della “connessione sentimentale”, tante volte evocata, con la volontà espressa dai tanti uomini e donne di Puglia, nelle urne e nelle piazze di tutta la regione. La campagna sull’acqua non merita di essere annacquata.

martedì 14 giugno 2011

Comunicato del Comitato Referendario Pugliese "2 SI per l'Acqua Bene Comune"

Bari, 14 giugno 2011

Ieri, lunedì 13 giugno, l’esito del voto referendario segnava una svolta storica in questo Paese rispetto non solo al processo di privatizzazione ma anche al processo democratico e partecipativo.
Oggi, martedì 14 giugno - così come appreso esclusivamente dalla stampa - il Governo regionale della Puglia ha posto in discussione in Consiglio il Disegno di Legge sulla gestione del Servizio Idrico Integrato. Il testo portato in aula sulla “cosiddetta” ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese non è quello originario, scaturito dal tavolo tecnico congiunto fra Governo Regionale e Comitato Pugliese – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.
In sede di discussione in Consiglio, agli emendamenti proposti dall’Assessore Amati (e approvati dalle Commissioni competenti) si sono aggiunti altri presentati grazie alla tempestiva mobilitazione realizzata dal “popolo dell’acqua” di tutto il Paese, di cui abbiamo appreso durante la seduta del Consiglio alla quale abbiamo assistito.
Per il momento, vi diamo conto dei punti principali, rinviando la valutazione complessiva a un’analisi più approfondita del testo approvato dal Consiglio appena sarà reso disponibile.
Il riferimento al 23-bis è stato eliminato. Operazione giuridicamente dovuta in seguito all’esito del referendum!
L’articolo che faceva riferimento alla possibilità di gestire attraverso società miste le “attività strettamente connesse” alla gestione del SII è stato ulteriormente emendato a seguito della mobilitazione di oggi. La nuova formulazione non fa più riferimento alle “attività strettamente connesse” (come appreso in sede di Consiglio) bensì alle attività “diverse dal servizio idrico integrato ma da esso rivenienti”. Questo significherebbe che il ricorso eventuale a società di capitale non dovrebbe riguardare le attività di potabilizzazione, depurazione e distribuzione idrica.
L’erogazione gratuita del minimo vitale resta legata esclusivamente all’avanzo netto annuale di gestione”. Questo non è accettabile se si vuole garantire realmente il diritto all’acqua potabile, affinché non sia solo una mera dichiarazione di principio.
L’articolo che faceva riferimento all’amministratore unico nominato e revocato dal Presidente della Regione sentita la Giunta è rimasto invariato nonostante la proposta di un ulteriore emendamento che stabilisse la scelta, almeno del direttore generale, attraverso concorso pubblico. Si prende atto che anche questa proposta non ha trovato accoglimento nell’articolato della norma, lasciando ancora una volta la scelta in capo esclusivamente al Presidente della Regione e, quindi, a una forte influenza di carattere politico-partitico.
Con queste premesse riteniamo necessario sottolineare che non si potrà parlare di Acquedotto pugliese pubblico fin quando rimarrà una società per azioni non in grado, fra l’altro, di garantire l’erogazione gratuita del minimo vitale e, quindi, il diritto all’accesso all’acqua potabile.
In ultimo, poiché in aula consigliare abbiamo assistito a un ridicolo tentativo di strumentalizzazione riguardo alle nostre osservazioni e richieste - da parte di alcuni consiglieri del Pdl che fino ad oggi hanno avversato il processo di ripubblicizzazione e la campagna referendaria - riteniamo doveroso ribadire che il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”– Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua non intende accettare alcuna strumentalizzazione sul proprio operato, né interpretazioni del proprio pensiero.

Segreteria del Comitato Referendario Pugliese "2 SI per l'Acqua Bene Comune"