Compagni e compagne, buona giornata e buon congresso a tutti e tutte voi.
Accogliamo con grande piacere l'invito a socializzare insieme i bilanci delle campagne promosse dal movimento studentesco in questi ultimi anni. Anni caratterizzati da stangate senza precedenti ai danni del "welfare state" italiano, anni in cui governi sia di centrodestra e che di centrosinistra hanno attentato alla natura stessa di quello stato italiano nato dal sangue dei partigiani nella Resistenza al nazifascismo.
La Gelmini, Tremonti, l'Aprea sono stati solo la punta di quell'iceberg che è il sistema economico neoliberista, che pare aver trovato come vittima sacrificale sull'altare delle liberalizzazioni sfrenate e della libera concorrenza a tutti i costi l'istruzione pubblica di ogni grado, calpestando di fatto il ruolo fondativo e costituente dato a scuole ed università sancito proprio dalla Costituzione Repubblicana.
Privatizzazione e liberalizzazione sono diventate le rotte indicate dalla carte nautiche del profitto e del capitale per affossare i diritti di studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici, accompagnate da un cannoneggiamento repressivo nei confronti delle "onde anomale" dei movimenti che, come quello studentesco, vogliono far valere le prorie istanze e far sentire la propria voce, specie in un momento in cui ben pochi nell'agone politico dimostrano di voler tener presente, al di là delle promesse in campagna elettorale, il futuro dell'istruzione pubblica e del nostro paese stesso.
L'orizzonte non prevede schiarite, nè a breve, nè a lungo termine: sono in cantiere diverse finanziarie dall'entità non ancora certa (ma pare si aggirino sui 20 miliardi ciascuna) che andranno ancora ad essere aggressive nei confronti di quanto, poco, resta di pubblico nella scuola e nell'università, per non parlare poi di quel famigerato Fiscal Compact, impostoci dal trattato di Maastricht e da un Europa che è tutto fuorché solidale, che prevede tagli di otre 45 miliardi di euro alla spesa pubblica per i prossimi vent'anni.
La crisi economica e soprattutto sociale potrebbe costituire l'humus per il radicamento, nella società come anche nel nostro movimento, di realtà afferenti all'estrema destra che coniughino le istanze dell'istruzione pubblica ad atteggiamenti xenofobi, omofobi e razzisti, facendo della violenza il nerbo della propria "iniziativa politica", subita sulla propria pelle da diversi compagni e compagne aggredite da spedizioni squadriste negli ultimi anni.
Una risposta violenta nei confronti di chi invece è stato attivo costruttore di reti di solidarietà coi migranti, di chi ha riempito le strade per rivendicare i propri diritti e manifestare il proprio dissenso.
Noi Giovani Comunisti/e siamo da sempre impegnati a difesa della scuola pubblica, dentro e fuori gli istituti e le università, e abbiamo attivamente partecipato al vostro fianco alla costruzione di iniziative e manifestazioni: dai cortei contro la riforma Gelmini-Tremonti alle occupazioni per la difesa dell'università pubblica, dalle mobilitazioni per l'Acqua Bene Comune al 25 Aprile, quando abbiamo coperto col "fiore del partigiano" ciascuna scritta fascista presente in città, finendo con le manifestazioni contro la riforma Aprea, intrecciatesi con lo Sciopero Europeo del 14 Novembre scorso.
Abbiamo anche potuto più volte apprezzare la prolificità e l'elaborazione di alternative serie al modello di scuola imposto dal ministero, le vertenze nelle singole scuole, la programmazione, con la Rete della Conoscenza, della legge regionale per il dirittto allo studio, e di interventi sempre maggiori per una estensione dello stesso a tutti e tutte.
Se il quadro generale non è roseo, noi continuiamo e continueremo a lottare, con buoni risultati, nelle strade e nelle scuole, consapevoli come siamo che l'unica risposta da opporre al disegno di distruzione dell'istruzione viene dal basso e da sinistra: costruire una scuola pubblica, laica, solidale ed antifascista è e sarà il nostro obiettivo a breve, medio e lungo termine!
La strada è certo in salita, la repressione dello Stato e dei mass media fanno la propria grossa parte, ma noi rilanciamo, insistiamo e resistiamo, anche perchécome diceva il compagno Pablo Neruda, "potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la Primavera".
Ecco, noi siamo la Primavera!
Al lavoro e alla lotta, compagni e compagne!
Bari, 3 febbraio 2013
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