Documento
Commissione Politica
Conferenza
della Federazione di Bari
L'avvento di una
nuova fase politica ed economica, e di congiuntura nazionale, europea ed
internazionale, del conflitto capitale – lavoro, che vede sempre più
schiacciante la vittoria delle classi padronali, è il substrato su cui l'azione
politica della nostra giovanile del partito si trova ad operare.
I vati del
neoliberalismo internazionale reggono oggi le fila dell'agenda politica ed
economica dell'Unione Europea e delle altre istituzioni del capitalismo finanziario mondiale, non
legittimate da tutti i parlamenti e ancor meno dai popoli degli stati-nazione
ad esse aderenti: l'esautorazione delle istituzioni democratiche e dei mandati
elettoriali e referendarie sono sotto gli occhi di tutti.
L'attacco allo stato
sociale e al diritto al lavoro, frutto in Italia più che altrove dell'azione
parlamentare del Partito Comunista Italiano e dell'azione di piazza dei
movimenti e dei partiti della sinistra rivoluzionaria risulta essere la bussola
che dirige l'azione degli esecutivi degli ultimi vent'anni: i tagli ai fondi
pubblici destinati alla sanita, all'istruzione, alla ricerca e alle aziende
municipalizzate, imposti da spending review e fiscal compact si fanno di anno
in anno più ingenti, mentre cresce il sotegno bipartisan ad istituti e
fondazioni di diritto privato.
Vengono così ad
essere sacrificati sull'altare dei profitti il diritto alla salute, quello allo
studio e ad una vita dignitosa: al giorno d'oggi il servizio sanitario di base
non è più garantito a tutti, mentre scuole superiori ed università sono sempre
più esautorate degli spazi democratici di discussione e pianificazione comune
da parte del personale della scuola.
In queste la
privatizzazione dei saperi è sempre più la parola d'ordine egemone all'interno
degli organismi di governo delle stesse e delle lobby che sempre più gestiscono
paternalisticamente la loro progressiva aziendalizzazione.
D'altra parte
l'istituzione dell'alternanza scuola-lavoro segna uno dei prodotti più "marci"
della combinazione dei decreti attuativi del Jobs Act e della Buona Scuola.
Tale istituto vuole imporsi come nuovo paradigma di sfruttamento al minor costo
possibile che Confindustria e governi vogliono sia il pane quotidiano dei
lavoratori e delle lavoratrici di oggi e di domani.
Ridare
centralità politica e culturale a lavoratori e lavoratrici, rendendo coscienti
delle analogie piuttosto che delle divergenze coloro che hanno contratti con
grado di precarietà diverso, che sono in cerca di lavoro e che sono
disoccupati, assai utile alle logiche "dividi et impera", armi
preferite da parte dei padroni, da ultimo con la contrapposizione del
"bravo italiano" e del "cattivo migrante", ci pare il primo
passo necessario per il ribaltamento dei rapporti di forza nel conflitto
capitale-lavoro.
Ribaltamento
da perseguire puntando sull'organizzazione dei soggetti del conflitto,
all'interno delle scuole, delle università e dei luogi di lavoro in senso
generale: fuori da ogni tifoseria tra "collettivi" e "associazioni
studentesche", "sindacati confederali" e "sindacati
conflittuali", è imprescindibile agire politicamente a seconda delle
condizioni oggettive con cui ci si trova a fare i conti in una data realtà e un
dato territorio, tornando a sporcarsi le mani quanto più possibile con i
problemi della vita studentesca e lavorativa quotidiana.
La nostra giovanile
ha quindi il dovere di agire in ogni dove per ribadire il suo supporto agli
sfruttati di ogni luogo e ogni tempo.
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