Sono ormai due anni che i cittadini italiani subiscono un attacco violento ai propri diritti da parte del Governo Berlusconi, che tramite giochi di palazzo conserva il proprio potere, indifferente alla opposizione sociale delle piazze.
Il 14 dicembre ha rappresentato un momento di maniferstazione del dissenso da parte di vari soggetti sociali: studenti, precari e lavoratori provenienti da tutta italia, cittadini di Terzigno e de L'Aquila, che da tempo aspettano una risposta ai propri problemi, ignorati e nascosti dalla propaganda governativa.
Questa manifestazione di protesta ha rivelato la vera faccia autoritaria di questo Governo: da un lato la repressione violenta in piazza, seguita dalla minaccia fascista di praticare arresti preventivi in vista delle manifestazioni future, dall'altro la vergognosa compravendita di voti all'interno del Parlamento.
Questa gestione autoritaria del potere è una pratica quotidiana che viene ormai utilizzata da mesi in tutti gli scenari del dissenso popolare. A Terzigno, gli abitanti contrari alla discarica sono stati caricati dalle forze dell'ordine e costretti al coprifuoco. A Brescia, ai cittadini solidali con i lavoratori migranti in lotta sulla gru contro la sanatoria truffa, è stato impedito di manifestare. A Civitavecchia, i pastori sardi, sbarcati per manifestare a Roma contro l'insesibilità del Governo verso il settore dell'allevamento e della agricoltura, sono stati bloccati fisicamente e percossi dalle forze dell'ordine. Nelle scuole medie superiori, il ministro Gelmini ha inviato una circolare in cui autorizza i Presidi a sanzionare chiunque critichi la Riforma della scuola.
Questo attacco alla democrazia viene praticato anche dai poteri padronali: l'accordo separato della Fiat di Pomigliano e Mirafiori ricatta i lavoratori e mina la demorazia sindacale con il beneplacito del Governo e di tutta l'opposizione parlamentare, che ipocritamente si definisce di sinistra.
In questa momento storico, è evidente l'attacco ai diritti democratici di libertà di dissenso, di opinione e di manifestazione (art. 17 e art. 21 della Costituzione italiana), ma non è secondario sottolineare che i soggetti sociali in lotta, che stanno subendo la repressione, stanno difendendo il senso stesso della Costituzione che si misura non solo su diritti formali, ma sopratutto su diritti sociali quali l'istruzione pubblica e laica, il lavoro garantito, l'ambiente tutelato, i beni comuni preservati.
L'idea di fondo, che si sta affermando nella politica italiana, è quella che considera chi è stato eletto in parlamento e al governo goda di un diritto decisionale esclusivo sulla popolazione, impermeabile a qualsiasi elemento di critica e di opposizione. Per la logica berlusconiana, il diritto di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica del paese si esaurisce solo nel voto quinquennale e si esplicita con l'investitura di un “manager” a cui delegare qualunque scelta politica. Per Berlusconi, chi viene eletto ha il diritto assoluto su tutto e su tutti, per il solo fatto di aver vinto una tornata elettorale. Questa visione assolutistica della politica legittima l'attuale sistema elettorale, che, in nome della governabiltà, non garantisce il pluralismo e la rappresentanza parlamentare di tutte le istanze sociali.
L'opposizione e l'alternativa a questo governo è nelle piazze e nelle lotte sociali!
I popoli non dovrebbero aver paura dei propri governi,
sono i governi che dovrebbero aver paura dei propri popoli.
Bari, 30 dicembre 2010
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