Lecce, 14 luglio 2011
Ieri non mi è stato possibile leggere i giornali regionali, e mi ero perso questa bella notizia del “recupero-crediti” da parte dei consiglieri regionali in carica ed ex, né avevo avuto alcun sentore di quello che stava per accadere, e che con semplicità definirei una porcheria, l’ennesima, perpetrata dalla casta politica.
Cinque anni fa il consiglio regionale votò all’unanimità una riduzione del 10% della indennità integrativa, vantandosi della decisione (e io forse più di tutti) e con un discreto ritorno in termini di immagine; oggi parte (la maggiore? la quasi totalità?) di quei consiglieri ritiene di aver commesso in quella occasione un errore, e rivuole indietro con gli interessi gli euro cui aveva rinunciato.
Giuridicamente la richiesta sembra ineccepibile, sul piano politico e morale è certamente una porcheria: il Parlamento sta per approvare all’unanimità una manovra da non si capisce quante decine di miliardi che costerà “lacrime e sangue” agli italiani in termini di occupazione, di impoverimento, di servizi sociali e di qualità della vita. E i consiglieri regionali chiedono la restituzione (come se li avessero cacciati di propria tasca) di, sembra, 63.000 euro più gli interessi. Più la loro pensionabilità.
Sono una bella cifra, 63.000 euro, oltre 50 mensilità di un insegnante di prima nomina, più di 60 di un operaio, e a me sarebbero preziosi in questa fase un pochino difficile, economicamente dico, della mia vita personale e professionale; solo che io sono comunista, sono ancora un compagno (che bella parola, armoniosa e superamicale: persone che condividono il pane, la convivialità delle relazioni sociali; una parola di profonda religiosità, che per i cristiani si concretizza nella compartecipazione ad un sacramento), e non voglio subire l’umiliazione di un privilegio non condiviso dai miei interlocutori sociali.
Piero Manni
Segreteria regionale Rifondazione Comunista Puglia
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