Circa due mesi fa, iniziava il percorso di Cambiare si può, con l'appello per la creazione di una lista atuonoma alle politiche, alternativa sia al berlusconismo che al montismo e contraria alle poltiche di rigore (austerity, pareggio di bilancio, fiscal compact). Un percorso che ha subito ricevuto l'adesione di tantissimi e fatto ben sperare sulla possibilità concreta di poter finalmente aprire una pagina nuova, di poter unire le varie vertenze locali e settoriali, in un soggetto plurale, democratico e antiliberista.
Eppure non era difficile immaginare i tanti i fattori che con un piccolo soffio, avrebbero potuto far naufragare o compromettere quel movimento: la ristrettezza dei tempi e la necessità di far presto, il dover mettere in moto una macchina organizzativa dal niente in così breve tempo e inoltre dover garantire processi democratici ampli e partecipati, ha creato non pochi problemi e intoppi che, come se non bastasse, hanno prestato il fianco ai vari sospetti reciproci fra i vari convitati.
Le diffidenze maggiori si sono avute fra i partiti e i movimenti. A dire il vero sin dall'inizio c'è stato un solo partito che si è messo a disposizione facendo anche i passi indietro richiesti, con una base militante estremamente convinta della bontà e necessità dell'esperimento. Altri partiti invece hanno preferito sedersi ad altri tavoli facendo così meglio e più in fretta. Pur da iscritto a quel partito, ho sempre appoggiato la rivendicazione di non candidare i segretari politici nelle liste (i quali avrebbero avuto un ruolo più utile in altre posizioni) e non comporre queste attraverso quote e spartizioni, ma tramite la scelta di tutti quegli uomini, donne e compagni che sui territori hanno dato prova di protagonismo politico e/o sociale nelle lotte, nelle vertenze, nell'impegno civile, ecc. secondo il famoso detto "prima fare e poi parlare".
Non ho invece mai sopportato alcune frange populiste che inveiscono contro i partiti, quasi che si avesse a che fare con organizzazioni mafiose di potere, dedite alla corruzione e non a un corpo di militanti aventi pari dignità degli attivitsti di altri movimenti, sempre presenti sui territori e nelle lotte. Così come non sopporto l'esaltazione del movimentismo autorganizzato e della purezza indiscussa di quest'ultimo.
Credo invece che i movimenti debbano assumersi la responsabilità di fare un passo avanti ed insieme ai partiti che fin'ora hanno lottato per quegli stessi temi, costituire una forza poltiica in grado di cambiare lo stato di cose presenti. Com'era facile immaginare tutti questi fattori hanno fatto precipitare la cosa e il tempo in questi casi è fattore decisivo a decreatre le sorti di un percorso politico, le attese bibliche (necessarie per la democrazia) sono state superate dal tempismo degli accordi privati.
Ieri (29 dicembre) Ingroia ha presentato la sua lista, che riprende i punti anche del nostro percorso. Non è ciò che avrei desiderato, ed infatti Cambiare si può ha immediatamente fatto un passo indietro decidendo di consultare la base.
Non ho nulla contro Ingoria, ma avrei preferito poter scelgiere il mio candidato premier, probabilmente qualcuno meno mediatico, ma che probabilmente non avrebbe appiattito (come rischia di avvenire) la campagna elettorale solo sul tema della giustizia e dei magistrati in politica e che avrebbe evitato di dipingere questa come la lista dei gidici (+ i comunisti). Avrei preferito un altro simbolo (come il cancelletto di Rivoluzione Democratica, molto meglio di Civile) che non quell'ingombrante cognome anche un po' Kitch. Avrei preferito molto altro, ma al momento questo passa il convento.
Credo che l'esperienza di Cambiare si può però non debba andar persa, al contrario debba continuare anche oltre la campagna elettorale nella costruzione di quel soggetto politico democratico, plurale e antiliberista.
Oggi Cabiare si può ha indetto un referendum fra i suoi sostenitori per chiedere se continuare il rapporto con la lista Rivoluzione Civile anche nella costruzione delle liste, nonostante l'ingresso dei leader politici o continuare per la propria strada. Io ho votato Sì, convinto che quello non è il miglior progetto possibile, ma che proprio per questo non debba essere lasciato solo, ma riempito di contenuti, occhi e freni che l'esperienza di Cambiare si può ha rappresentato sin ora.
Lo scenario poltico che ci aspetta è disarmante: sappiamo tutti che rischiamo di avere un parlamento dove le filosofie politiche sono il berlusconismo, il montismo e il populismo grillino come unica voce fuori dal coro, oggi più che mai è strategicamente importante, per i prossimi decenni, avere in parlamento una forza in grado di mettere in discussione l'austerity e le politiche economiche antipopolari di recessione come il fiscal compact e il prareggio di bilancio. Serve uno sforzo di tutti per fare questo, perciò confido che Cambiare si può possa contribuire a mettere maggior carne al fuoco (che non la sola giustizia) nel calderone di questa lista, convinti però che apparteniamo ad un percorso più lungo, più grande e più ambizioso che Cambiare si può ha inziato solo ora.
Proviamo per una volta a stravolgere un libro già scritto, quello delle divisioni e dei sospetti e facciamo un servizio per il nostro Paese, senza mal di pancia e nasi turati, ma certi di agire strategicamente per rimescolare le carte su un tavolo verde che sembra già scritto.
P.S.
Se proprio non ce la fate a guiardarlo, alle elezioni mettete la mano sopra INGROIA e mette la X sul Quarto Stato...va già meglio!
Domenico Maggipinto
30.12.2012
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