mercoledì 9 marzo 2011

Anna Belligero - 8 marzo tutto l'anno per una vera liberazione delle donne

Anna Belligero, coordinatrice nazionale dei Giovani Comunisti

8 marzo tutto l'anno per una vera liberazione delle donne

pubblicata sul portale greco RedNotebook. 


1. Si dice che, quando non si vuole fare davvero qualcosa su un tema (in questo caso per le donne), il modo migliore è scegliere un anniversario (8 marzo). Che ne pensi? Abbiamo davvero bisogno di un anniversario in più per lavorare sui problemi delle donne? 

La giornata internazionale della donna non è un anniversario; se la pensiamo come un anniversario abbiamo già fatto il primo errore. Non è nemmeno una festa, come molte donne e molti uomini pensano, sbagliando. L'8 marzo è un altro giorno per essere donne, per lottare per i nostri diritti, per migliorare le relazioni tra i sessi e quindi, per migliorare il mondo. Esiste il rischio che la data dell'8 marzo si trasformi in un giorno in cui alle donne “tutto è concesso”, di uscire, di ricevere fiori e regali, di liberarsi del marito, padre, fidanzato per una sera, di poter parlare di sé. E' pericoloso, come tutte le ricorrenze, però può essere ancora utile nel grandissimo lavoro che ancora c'è da fare per la liberazione delle donne. Dobbiamo essere noi donne, innanzitutto, e magari anche gli uomini che con noi occupano lo spazio pubblico e fanno politica, a evitare che questa giornata diventi una ricorrenza senza senso (se non quello del mercato), ma che sia un monito per ricordarci quello che ancora non abbiamo fatto. Forse il modo più giusto per “festeggiare” l'8 marzo sarebbe quello di fare un bilancio, anno dopo anno, di quello che di buono e giusto si è fatto per i diritti e la libertà delle donne, fino a quando (speriamo!) non ne avremo più bisogno. 

2. Non sarebbe la prima volta se dicessimo che le donne sono le prime battute della crisi del capitalismo. Che succede in Italia? 

Le donne, in quanto soggetti “dominati due volte”, dall'uomo e dal capitale, sono sempre state le prime vittime delle crisi del capitale stesso, e quest'ultima non è diversa dalle altre. Oltre ad essere colpite direttamente dalla perdita del lavoro, o dalla riduzione delle ore di lavoro e quindi di salario, dalla maggiore disoccupazione rispetto agli uomini, le donne vengono colpite dalla crisi anche indirettamente. Con la crisi anche lo Stato ha meno soldi, e una delle prime cose su cui taglia è proprio il welfare, che come è noto, almeno in Italia, è già molto ridotto. Se ci sono meno soldi per le scuole saranno le donne e doversi occupare dei bambini, se ci sono meno soldi per gli anziani saranno le donne a doversi occupare di loro, togliendo tempo alla loro vita, al loro lavoro, se ce l'hanno, o, se non ce l'hanno, togliendosi ogni possibilità di trovarne uno. Oltre a questo, quando dico che lo Stato taglia sul welfare dico anche che chiude consultori pubblici e centri antiviolenza, luoghi che sono necessari per la vita e la sicurezza delle donne, soprattutto delle donne che non hanno un'autonomia economica e di reddito. 

3. Meno di un mese fa le donne in Italia hanno organizzato delle manifestazioni contro Berlusconi. Era una rinascita del femminismo o solo un' occasione per dire «Berlusconi, vai via» ? 

Il 13 febbraio in tutta Italia c'è stata una grandissima manifestazione di donne (ma c'erano anche uomini) per dire “basta!”. In effetti il confine tra “basta Berlusconi” e “basta maschilismo di Berlusconi” (ma purtroppo non solo di Berlusconi) è molto sottile. Io ho partecipato, assieme a tante altre donne del mio partito e dei movimenti femministi italiani, e l'abbiamo fatto con una nostra forte caratterizzazione. Avevamo tutte un ombrello rosso (o qualcosa di rosso) per essere diverse. Diverse da chi? Dalle donne che pensano che dobbiamo dividerci tra donne buone e donne non buone ( le prostitute), dalle donne che pensano di utilizzare un problema così grande e così profondo, come l'utilizzo e la mercificazione del nostro corpo “solo” per cacciare Berlusconi, dalle donne che non credono che il problema della relazione uomo-donna sia un problema politico. Differenziarci, non dividerci appunto. Nonostante alcune critiche, non di forma ma di sostanza, abbiamo pensato che fosse davvero importante essere in piazza con quelle donne, perchè quelle piazze erano come delle urla, contro tutto ciò che è contro le donne. Noi, donne di Rifondazione Comunista e femministe, abbiamo “urlato” delle cose che diciamo da tanto tempo, e di cui, purtroppo, le altre donne prima non si sono accorte. Magari stando vicine, nelle stesse piazze, adesso ci avranno sentite! Può essere un piccolo inizio di una ricomparsa sulla scena di un movimento femminista in Italia, che esiste ma non ha molta voce da parte dei media. Noi lavoreremo per questo, come abbiamo sempre fatto. 

4. Penso che Berlusconi, facendo ciò che fa, ha provocato anche le donne del suo partito. Non c’erano delle reazioni dalla loro parte? 

Purtroppo le donne del PDL, il partito di Berlusconi, non hanno criticato in nessun modo il premier. Anzi, hanno addirittura pensato di poter organizzare una manifestazione in sua difesa e a suo sostegno dopo quella del 13 febbraio. Posso dirlo con certezza delle donne che hanno incarichi di Governo, come le Ministre, e di molte parlamentari. Non è successo per caso, e purtroppo c'era da aspettarselo, dato il concetto di potere che ha il PDL, e che promuove. Un potere maschile, forte, un potere del leader, unico solo e indiscusso capo del partito. Se si sta in un partito organizzato in questo modo è chiaro che si è abbandonata ogni critica del potere e ogni possibilità di ribellarsi o di dissentire. Per le donne del PDL Berlusconi è sacro, qualunque cosa faccia. Loro non possono dire nulla contro quello che dice o fa Berlusconi, perchè hanno accettato questa «regola» quando sono entrate nel PDL. 

5. Benchè la sinistra di oggi sappia che i problemi delle donne non sono qualcosa da affrontare dopo il socialismo, le relazioni tra i due sessi all’interno dei partiti della sinistra non sono a priori relazioni di uguaglianza. Che fa Rifondazione ? 

Non so quanto sia vero che la sinistra abbia davvero compreso che la liberazione della donna è una priorità, almeno alla pari della liberazione dal capitalismo. Qualche volta ho dei dubbi riguardo a questa cosa, perchè un conto è dirlo, a parole, altro conto è agire e operare, nei fatti, con questa consapevolezza. La strada da fare è ancora lunga, molto lunga. Le relazioni uomo-donna, la critica al potere e alla forza, la rappresentanza paritaria dei due generi, sono punti centrali di un partito di sinistra, ma ancora troppo spesso vengono messi in secondo piano di fronte alla crisi, di fronte ai temi puramente sociali, di fronte alle questioni del lavoro, per esempio. Nei partiti di sinistra, e anche in Rifondazione Comunista, c'è di sicuro una maggiore consapevolezza, una maggiore attenzione alle questioni delle donne, ma purtroppo non possiamo ancora dire che si tratti di partiti liberati dal maschilismo. Il mio partito non è perfetto, e qui dentro noi donne dobbiamo agire ogni giorno il nostro conflitto di genere, perchè il potere maschile non allenta mai la sua presa, a destra come a sinistra. Però posso dire con altrettanta certezza che, nonostante tutto, il mio partito resta uno dei più “ospitali” per le donne, ed è una delle ragioni per cui ne faccio parte. 

6. Le donne di oggi vedono il femminismo come qualcosa di estraneo. Si può dire che non è utile parlare del femminismo al singolare, ma dei femminismi. Se questo è giusto, che tipo di femminismo ha vinto e di che tipo hanno bisogno le donne di oggi?

Su questa domanda ci sarebbe da scrivere per giorni, ma mi soffermerò su un punto, secondo me essenziale per rispondere: parlerò di uguaglianza e differenza. I primi movimenti di donne del secolo scorso sono nati intorno al principio dell'uguaglianza tra uomini e donne, forse perchè nati nell'alveo dell'uguaglianza universale che socialismo e comunismo hanno da sempre promosso. La disparità di trattamento, dentro e fuori dalla politica e dallo spazio pubblico, tra uomini e donne è stata la molla che ha fatto scattare il primo femminismo. La presa di coscienza di non essere uguali. E la battaglia è stata fatta tutta intorno alla rivendicazione della parità. Negli scorsi decenni qualcosa è cambiato, e sono state scritte leggi che provavano a mettere sullo stesso piano uomini e donne, è stata riconosciuta la parità de iure. Oggi, 40 anni dopo l'esplosione del femminismo dell'uguaglianza, che sembra avere vinto quantomeno nelle leggi e nell'immaginario collettivo, possiamo dire con certezza che le donne hanno bisogno di altro, e cioè di scoprire e praticare la propria differenza, perchè l'uguaglianza di diritti non esiste de facto. 
Il mito dell'uguaglianza ha ridotto la donna a una brutta copia dell'uomo, costringendola in regole, linguaggi, comportamenti, che erano solo a misura di uomo, e nei quali è entrata come ospite e non come padrona. Gli ultimi decenni ci hanno insegnato che la nostra libertà è davvero compiuta quando, a parità di diritti, siamo libere di poter anche riscrivere quei diritti per come servono a noi. Non siamo l'altra dall'uomo, ma siamo l'Altra rispetto all'uomo, siamo cioè entrambi, con le nostre differenze, cittadini a pieno titolo del nostro pianeta e delle nostre vite. Riscoprire e praticare la nostra differenza, rifiutare l'uguaglianza che il patriarcato ha sussunto per costruire un'altra gabbia dentro la quale tenerci ferme e zitte è l'obiettivo del femminismo oggi. Per una liberazione reale di tutte le donne del mondo, perché se faremo il socialismo senza preoccuparci di questo non sarà altro che una barbarie un po' più piccola.

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