venerdì 11 marzo 2011

Puglia, maestre pagate due euro e venti l'ora

San Vito dei Normanni, la protesta della Cgil: «False collaborazioni»
Puglia, maestre pagate due euro e venti l’ora

Liberazione 10 marzo 2011


Tutte laureate, con una consolidata esperienza di lavoro qualificata; alcune di loro anche di lungo corso e quindi “esperte” di precarietà. Tutte queste qualifiche, però, non gli hanno impedito di “strappare” un contratto di lavoro alla favolosa cifra di due euro e venti l’ora. Sì, due euro e venti centesimi l’ora. Non è un errore di trascrizione. E’ quanto è disposto a sborsare il comune di San Vito dei Normanni al gruppo delle venticinque insegnanti di sostegno distributite nelle varie scuole del paese. Il tutto confezionato con un grazioso “contratto di collaborazione”, rinnovabile di anno in anno previa rigorosa selezione a completamento di un serissimo bando pubblico. E dato che lo scandalo non si presenta mai da solo, questa volta a completare il “corredo” c’è anche la circostanza che sindaco e Giunta stanno pensando, solo “pensando”, per carità, di affidare il servizio ad un cooperativa. C’è davvero una cooperativa sociale disposta a pagare ai propri dipendenti meno di due euro e venti l’ora? Sembra di sì. E’ stato questo il motivo che ha spinto, alla fine, le venticinque
educatrici a dire “basta”. E a rivolgersi al sindacato.
Ovviamente, il “contorno” in questo caso riserva delle chicche di tutto rispetto: tipo, il periodo massimo di malattia, fissato in una settimana, superato il quale c’è il licenziamento in tronco; ferie e festività non pagate; rispetto rigoroso dell’orario di lavoro, quando nei contratti di collaborazione formalmente non è previsto.
Manca la ciliegina sulla torta? No, c’è anche questa: quando le insegnanti di sostegno sono andate al Comune di San Vito dei Normanni che, strano ma vero, si fregia ancora della qualifica di “distaccamento della pubblica amminsitrazione”, si sono sentitte rispondere che «ci sono cose più importanti a cui pensare».
Questa in breve la storia che viene dalla terra di Giuseppe Di Vittorio. Secondo i sindacati, Nidil Cgil in testa, i contratti di collaborazione non corrispondono all’effettivo lavoro subordinato che andava sottoscritto con un contratto di lavoro nazionale del settore di riferimento: la paga corrisposta è pari a 420 euro al mese per 40 ore settimanali di lavoro, «la peggiore di tutta la provincia», settore agricolo compreso, naturalmente. Secondo il sindacato si tratta di lavoratori subordinati a tutti gli effetti, trattati contrattualmente come collaboratori. Il sindacato ha dunque chiesto al Comune, per conto delle lavoratrici, la stabilizzazione e garanzie per il futuro. Rivendicazioni identiche al resto dei lavoratori impiegati per l’assistenza scolastica in tutta la provincia, spesso cadute nel vuoto. 
«Il paradosso è infatti – spiega Angelo Leo del Nidil – che quasi tutti i Comuni della provincia di Brindisi che utilizzano personale per l’integrazione scolastica dei bambini e ragazzi diversamente abili, sono assunti con contratti nazionali di lavoro in seguito a lotte e accordi sindacali stipulati con il coinvolgimento della Regione Puglia e della Provincia di Brindisi».
«I lavoratori hanno diritto al contratto nazionale di lavoro - aggiunge Leo - i bambini e i ragazzi hanno diritto ad andare a scuola, ai genitori dei bambini e ragazzi diversamente abili deve essere garantito il diritto della frequentazione scolastica dei propri figli così come viene assicurata a tutti». Solidarietà anche da parte delle famiglie dei ragazzi assistiti dalle insegnanti.

Fabio Sebastiani

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