domenica 17 aprile 2011

Intervento all'Assemblea regionale della rete della Conoscenza

Cari compagi e compagne,
vi porgo il saluto dei Giovani Comunisti/e e colgo questa occasione per ringraziarvi senza formalismi e facile retorica per l'opportunità di confronto, all'interno di un contesto mediatico che tende a mettere in sordina quelle voci ancora capaci di immaginare un mondo diverso.
Perché questo mondo, così com'è immaginato da chi governa le nostre vite, è fatto di prevaricazioni e mercificazione, secondo i dettami del capitalismo nella sua più recente incarnazione neoliberista.
Sono, infatti, le scelte di natura economica figlie di questa impostazione a penetrare e distruggere il nostro tessuto sociale, sferrando un attacco mortale verso ogni diritto ed ogni bene comune e colpendo, ovviamente, i soggetti sociali più deboli.
In un sistema controllato dal libero mercato il mondo della formazione diventa uno dei terreni di caccia privilegiati: con i tagli all'istruzione pubblica, con i finanziamenti a quella privata, con l'ingresso dei privati nel sistema formativo pubblico è possibile assopire ogni forma di coscienza critica, trasformare i diritti in privilegi ed in fonte di guadagno per i soliti noti, inasprire le differenze di classe, creare masse di cittadini acquiescenti e di lavoratori asserviti, ricattabili e precari.
Questo percorso di distruzione della scuola e dell'università è stato contrastato dagli studenti per decenni, in un quadro di varie riforme strutturali, dalla Ruberti alla Zecchino-Berlinguer, dalla Moratti alla Gelmini-Tremonti, ma anche di provvedimenti più specifici, come il riconoscimento delle scuole paritarie da parte del governo D'alema, le erogazioni liberali di Bersani o il Ddl Aprea. Il filo rosso che lega le fasi di questo progetto e lo legittima è il famigerato Processo di Bologna, frutto di quell'Europa che annulla le differenze tra centrodestra e centrosinistra mettendo d'accordo tutti sotto la bandiera del libero mercato.
Noi Giovani Comunisti/e pensiamo che, al fine di fermare questa deriva e di innescare un meccanismo di discontinuità, sia necessario per gli studenti stare dall'altra parte della barricata e unirsi sotto un'altra bandiera, quella dei diritti e della trasformazione della società, assieme a tutti coloro i quali vivono sulla loro pelle le conseguenze terribili delle politiche del capitalismo, che nella sua fase di crisi sta mostrando un volto sempre più crudele.
Riteniamo ogni forma di incontro e di aggregazione tra studenti utile alla costruzione di una scuola e di un'università diverse, libere dalle logiche aziendalistiche della governance e, invece, regolate da forme di partecipazione democratica, svincolate dall'influenza dei grandi gruppi economici che ostacolano la ricerca pura e la formazione umanistica, attraversate dal valore della laicità e non sottoposte ad un'impostazione confessionale della didattica, accessibili a tutti perché gratuite.
Questa prospettiva di costruzione di un sistema formativo a misura di studente unisce le nostre organizzazioni, anche se nella nostra regione i rapporti tra noi si differenziano da provincia a provincia. A Taranto, all'Università di Foggia, nelle scuole di Brindisi c'è una collaborazione feconda e importante. A Bari non sono mancate le occasioni di confronto, ma all'interno del movimento studentesco sono nati degli attriti profondi a causa delle differenti pratiche politiche, cosa che ci ha portati a preferire forme di aggregazione orizzontali e non verticistiche che rivendichiamo.
Abbiamo apprezzato moltissimo e condiviso il testo che accompagnava l'invito a questo Congresso e riteniamo che l'aspirazione di una rete di movimento all'autonomia dai partiti politici sia positiva, proprio per questo le vostre parole ci interrogano e vorremmo confrontarci con voi su questi temi, giacché la costruzione dell'autonomia nasce dal confronto alla pari, dal riconoscersi reciprocamente come interlocutori.
Da un lato l'impermeabilità delle istituzioni nei confronti delle istanze sociali, dall'altro la passivizzazione di larghe fasce della società, ipnotizzate dalla delega nei confronti di leader di varia natura e da un senso di indignazione che non si traduce in mobilitazione, rappresentano un mix devastante che non permette di praticare un cambiamento reale. Questo ci sembra vero non solo a livello nazionale, con effetti palesi, ma anche nella nostra regione, quella Puglia Migliore che incanta solo chi la guarda da lontano, che non è capace di arrestare lo smantellamento del welfare ed in particolare del sistema sanitario, di offrire un modello alternativo di accoglienza dei migranti, di contrastare in maniera radicale gli effetti della crisi sui lavoratori, di ripubblicizzare l'Acquedotto Pugliese, di garantire il diritto allo studio agli studenti universitari. Non crediamo che questo avvenga per una mancanza di volontà politica, sebbene siano evidenti le pressioni di quella parte di centrosinistra che ha scelto la strada del neoliberismo, ma semplicemente perché pensiamo che il vero cambiamento avvenga dal basso, che non esistano i Messia pronti a salvarci per illuminazione divina, ma che ci debba essere uno scambio costante tra chi sta in alto e chi rivendica i propri diritti.Troppo spesso le mobilitazioni nazionali che si svolgono in maniera decentrata nelle varie città d'Italia vedono una partecipazione di massa ovunque tranne che a Bari, e questo ci preoccupa moltissimo, nel nostro doppio ruolo di compagni che partecipano al movimento e di iscritti ad un partito politico.
Dieci anni fa a Genova, praticando un tentativo di cambiamento di società dal basso, abbiamo preso familiarità con un concetto terribile, che in quel momento si è concretizzato in schieramenti di caschi e manganelli: il concetto di “zona rossa”. Nel 2011 continuano a circondarci tante zone rosse impalpabili, ma enormi e apparentemente invalicabili, le zone rosse che ci tengono lontani dai nostri diritti. Una zona rossa ci separa dalla verità e dalla giustizia per Carlo Giuliani, che a causa di una zona rossa è stato assassinato barbaramente. Quest'oggi siamo costretti a piangere un altro morto, Vittorio Arrigoni, che ha combattuto strenuamente contro una zona rossa alta quanto i muri della vergogna, fisici e mediatici, innalzati da Israele. Una zona rossa fatta di ricatti, che per noi giovani ha il nome di precarietà, ci separa dalla prospettiva di un futuro dignitoso. Questa zona rossa è stata intaccata dai tanti operai della Fiat che hanno saputo dire no, rivendicando con orgoglio quella dignità che i padroni vogliono negare. Possiamo avere una prospettiva, compagni e compagne, solo rendendoci conto dell'esistenza di tutte le zone rosse intangibili che ci dividono da ciò che ci appartiene e che è tenuto in ostaggio da chi, come dite voi, ha rapito il nostro futuro. Noi sappiamo da che parte stare, dalla parte di chi vuole cambiare il mondo e non dalla parte dei “rapitori”. Ci stiamo da comunisti, perché riteniamo che per tanti l'abiura del passato rappresenti in realtà un'abiura di un futuro di rivoluzione e trasformazione.

Bari, 16 aprile 2011

Silvia Conca, portavoce provinciale Giovani Comunisti Bari

mercoledì 13 aprile 2011

TOGLIETECI IL BAVAGLIO!

Bari, 13 aprile 2011

Care compagne e cari compagni,
da tempo denunciamo l’oscuramento che la Federazione della Sinistra e i soggetti che la compongono subiscono da parte della RAI e del sistema dell’informazione in generale.
L’oscuramento riguarda sia la nostra partecipazione ad eventi, manifestazioni pubbliche, sia le posizioni che esprimiamo sulle diverse questioni politiche e sociali.
L’oscuramento operato nei nostri confronti, il bavaglio messo alla nostra politica ad opera del sistema dell’informazione merita una risposta politica ed organizzata, a questo fine prevediamo un’iniziativa pubblica da svolgersi in tutte le regioni.
L’iniziativa in questione prevede la presenza in contemporanea davanti alle sedi RAI mercoledì 13 aprile alle ore 16.00, con nostri presìdi.
Chiederemo sempre nella stessa data e attorno all’ora dei presidi l’incontro con il presidente della RAI Paolo Galimberti, a cui parteciperanno, il Portavoce Massimo Rossi unitamente a Paolo Ferrero, Oliviero Diliberto, Cesare Salvi e Gianpaolo Patta.
Ai presìdi, ed in particolare a quello che faremo a Roma a Saxa Rubra, confezioneremo “pacchi dono” contenenti l’elenco di 10 buoni motivi perché la Federazione sia presente nell’informazione, e lettere personalizzate ai conduttori dei diversi talk show, in cui nel sostenere la stampa libera e senza bavaglio chiediamo che il “bavaglio” lo tolgano anche a noi.

Crocifissi e soldi al San Raffaele, Prc contro "Vendola l'integralista"


LA POLEMICA

Crocifissi e soldi al San Raffaele
Prc contro "Vendola l'integralista"


Attacco di Barbarossa e Cesaria al governatore della Regione per avere intitolato l'aeroporto e l'oncologico a Giovanni Paolo II, per i soldi a don Verzé e per l'acquisto di crocifissi e immagini di san Nicola e san Pio da esporre negli uffici. La replica di Introna: "Hanno idee confuse sulla laicità"

di RAFFAELE LORUSSO

Repubblica 12 aprile 2011

Troppi crocifissi e immagini sacre. Rifondazione comunista lancia una crociata per la laicità negli ambienti del consiglio regionale. Imma Barbarossa, del dipartimento nazionale laicità e nuovi diritti, e Nicola Cesaria, segretario del Prc pugliese, puntano il dito contro il presidente dell'assemblea regionale, Onofrio Introna, senza però risparmiare il governatore Nichi Vendola. A scatenare la reazione è l'acquisto di un certo numero di crocifissi e di immagini di San Nicola e padre Pio, disposto dal presidente Introna. "In prossimità della Pasqua  -  ironizzano i due esponenti del Prc  -  i consiglieri sentono evidentemente il bisogno di una particolare protezione divina per la loro attività istituzionale. Evidentemente sono tutti e tutte cattolici praticanti e osservanti".

Ma c'è di più. Non è un caso che l'attacco arrivi alla vigilia della seduta del consiglio di questa mattina, nel cui ordine del giorno figura la mozione del consigliere pdl Massimo Cassano per l'esposizione del crocifisso nell'aula consiliare. Sia pure senza mai citarlo, i due esponenti di Rifondazione comunista, partito non rappresentato in consiglio regionale, ne hanno anche per il presidente Nichi Vendola. "Non bastò  -  dicono  -  l'inaugurazione della prima legislatura della "Puglia migliore", nel 2005, con l'intitolazione dell'aeroporto di Bari a papa Wojtyla, né la recente intitolazione a Giovanni Paolo II dell'ospedale oncologico di Bari; non bastano le laute sovvenzioni al San Raffaele di don Verzè, a Taranto, a discapito della malandata sanità pubblica pugliese. La "Puglia migliore" deve essere benedetta mentre legifera". Di qui, l'appello: "Noi, laici e laiche, protestiamo contro questa visione integralista, dogmatica e confessionale delle religioni e chiediamo ai consiglieri di avere a cuore la laicità delle istituzioni, il rispetto della Costituzione e, soprattutto, il rispetto dell'aula consiliare, che è pubblica e quindi di tutti, credenti e non credenti".

Per il presidente Onofrio Introna si tratta di una polemica inutile. "È chiaro  -  dice  -  che siamo di fronte a un attacco al presidente Vendola per il San Raffaele. Rifondazione comunista ha le idee confuse sulla laicità delle istituzioni, che non è mai stata in discussione, e il diritto di ciascuno di professare la propria fede. In Regione mai nessuno è stato obbligato ad atti di fede. Se però ci sono consiglieri credenti che vogliono esporre il crocifisso o immagini sacre nei propri uffici sono liberi di farlo. Rifondazione comunista dovrebbe chiarirsi le idee sulla laicità e sui diritti costituzionalmente garantiti". 

lunedì 11 aprile 2011

Comunicato sul crocifisso alla Regione Puglia

In prossimità della Pasqua i consiglieri della Regione Puglia sentono evidentemente il bisogno di una particolare protezione divina per la loro attività istituzionale, visto che il Presidente del Consiglio Introna ha disposto l’acquisto di uno stock di crocifissi e immagini di San Nicola e di Padre Pio. Evidentemente sono tutti e tutte cattolici praticanti e osservanti.
Ma c’è di più: per soli due voti in Consiglio non passò la mozione del consigliere Cassano, del PdL, che chiedeva perentoriamente di esporre il crocifisso nell’aula del Consiglio. Due soli voti, dunque evidentemente la mozione Cassano ebbe voti anche di cattolicissimi consiglieri di maggioranza.
La mozione sarà riproposta e messa ai voti martedì 12.

Non bastò l’inaugurazione della 1a legislatura della “Puglia migliore”, nel 2005, con l’intitolazione dell’aeroporto di Bari al papa Wojtyla, né la recente intitolazione a Giovanni Paolo II dell’Ospedale Oncologico di Bari, non bastano le laute sovvenzioni al San Raffaele di Don Verzè a Taranto, a discapito della malandata sanità pubblica pugliese…
La “Puglia migliore” deve essere benedetta mentre legifera.
Proprio quando arrivano sulle nostre coste donne e uomini migranti di religione musulmana, la Regione Puglia si blinda col simbolo cattolico.
Noi, laici e laiche, protestiamo contro questa visione integralista, dogmatica e confessionale delle religioni e chiediamo ai consiglieri di avere a cuore la laicità delle istituzioni, il rispetto della Costituzione e, soprattutto, il rispetto dell’aula consiliare, che è pubblica e quindi di tutti, credenti e non credenti.

Bari, 10 aprile 2011 

Imma Barbarossa, Dipartimento nazi.le Laicità e Nuovi Diritti
Nicola Cesaria, Segretario PRC Puglia

sabato 9 aprile 2011

«Orda immigrata», il neo-razzismo di Beppe Grillo

di Roberto Della Seta, Francesco Ferrante, Senatori Pd

Il Manifesto 8 aprile 2001

«L'Italia ha il 20% di disoccupazione e almeno 100.000 extracomunitari disoccupati che diventeranno il doppio dopo il crollo ampiamente previsto del mercato immobiliare. Dove li mettiamo? Li ospiterà D'Alema sul suo Ikarus o faranno compagnia ai nostri 'ultimi', pensionati e disoccupati delle periferie?... Un'invasione, perché di questo si tratta... La destabilizzazione degli Stati è avvenuta da sempre anche grazie al fattore immigrazione...». A parlare così non è Borghezio ma Beppe Grillo, in un intervento postato sul suo blog il 29 marzo scorso. Toni e contenuti della requisitoria di Grillo contro quello che lui stesso chiama il tabù buonista dell'immigrazione fanno impressione: per la totale irrazionalità delle argomentazioni - l'Italia «invasa» è uno dei paesi europei con meno immigrati, l'idea che gli stranieri «rubino» il lavoro agli italiani è una bufala -, per l'affermazione presa di peso dalla retorica nemmeno leghista, ma lepenista, che l'immigrazione rischia di sgretolare l'Europa. Fanno impressione le parole di Grillo, ma non sorprendono più di tanto. Da quando il comico genovese si è reinventato predicatore anti-sistema, il suo linguaggio ha sempre indossato i panni del populismo di destra. Nella sinistra radicale Grillo gode di un pregiudizio favorevole, quasi di un'immunità culturale: perché la sua forza polemica rappresenta un'arma efficace sia contro il berlusconismo sia nei confronti dei vizi e delle degenerazioni della «casta» politica di destra come di sinistra. E Grillo gode di popolarità larga anche in un vasto mondo di cittadinanza attiva dal basso obiettivamente più vicino alla sinistra che alla destra - dai comitati per l'acqua pubblica ai gruppi locali che si battono contro inceneritori e altri impianti considerati dannosi - che ha trovato in lui un paladino brillante e mediaticamente incisivo e che è la base su cui è nato e cresciuto il fenomeno dei «grillini». Questo spiega, tra l'altro, i successi elettorali ottenuti dal movimento Cinque Stelle, che a Grillo direttamente si ispira, in elezioni locali anche importanti, successi che hanno sottratto voti soprattutto ai partiti di sinistra. Ma questo non cambia un'evidenza di fondo: Beppe Grillo esprime un pensiero squisitamente reazionario, la sua figura politica ne fa un emulo più di Giannini o di Poujade, gli inventori europei del qualunquismo, che non l'interprete, sia pure estremo, di una posizione progressista. Insomma quando invoca la fine dei partiti (non di questi partiti...), quando in un incontro alla Camera dà delle puttane alle parlamentari presenti, quando se la prende con lo Stato imbelle che non ferma l'orda barbara degli immigrati, Grillo fa il suo mestiere: mette la sua tecnica, la sua «arte» di geniale polemista al servizio di perorazioni che molto spesso partono da denunce sacrosante ma quasi sempre rivelano una mentalità un po' fascista. Niente di drammatico. Però sarebbe bello se altri, che fascisti non sono, e che danno ancora importanza alle idee che stanno dietro le parole, smettessero di fargli da corifei.

lunedì 4 aprile 2011

La guerra? Non in nostro nome

La mattina di Domenica 3 aprile, Rifondazione Comunista e i Giovani Comunisti manifesteranno in Piazza Capitaneo a Modugno il proprio dissenso nei confronti dell’intervento militare NATO in Libia. Attraverso la dimostrazione di flash mob e la distribuzione di volantini, sensibilizzeremo la cittadinanza contro gli orrori e la violenza della guerra, che vede l’Italia complice di questo delitto contro la dignità e la vita stessa di altri esseri umani. Senza se e senza ma, noi condanniamo l’ingerenza bellica delle Nazioni unite per dirimere le controversie presenti in Libia, un paese la cui popolazione sta mostrando, con la propria rivolta, la volontà determinata di liberarsi dalla oppressione del regime del colonnello Gheddafi.
Noi riteniamo che l’intervento militare internazionale, lungi dall’essere mosso dalla volontà di proteggere la popolazione libica, sia in verità finalizzato all’impadronimento delle risorse naturali presenti nel sottosuolo libico, in primis petrolio e gas. Questa guerra, chiamata ipocritamente “umanitaria”, non è altro che una missione coloniale volta a depredare le ricchezze della Libia e legittimata dal casus belli di una rivolta civile. Gli interessi economici che l’ex colonia italiana ha il potere di attrarre sono innanzitutto la miniera energetica, di cui la Libia dispone, ma è necessario riflettere anche sul fatto che questa invasione imperialista mira ad una inedita possibilità di usufruire e sfruttare manodopera a basso costo.
La nostra posizione contro la guerra è chiara e netta, nella consapevolezza che ogni nuova guerra è sempre una occasione di profitti, ambita dai grandi poteri economici dei paesi capitalisti occidentali.

Giovani Comunisti Bari