Questo pomeriggio siamo scesi in piazza in presidio di fronte la Prefettura di Bari in solidarietà all'ennesima aggressione delle forze dell'ordine ai danni del movimento No Tav. Nella notte tra domenica 26 e lunedì 27 febbraio, un dispiego di blindati ha attuato un blitz per ampliare il cantiere del TAV in Valle Clarea, nei pressi di Giaglione, in Val di Susa.
Questa azione delle forze dell'ordine si consuma proprio la manifestazione pacifica e nonviolenta di decine di migliaia di persone che sabato 25 febbraio hanno raggiunto la valle da tutta Italia per protestare contro la costruzione del TAV. Alla violenza della polizia gli attivisti si sono barricati in una baita situata in un'area interessata all'estensione del cantiere. Luca Abbà, 37 anni, agricoltore si è arrampicato per proteta su di un traliccio ad alta tensione; poi minacciato da un poliziotto è salito più in alto mettendo le mani sui cavi elettrici, è rimasto folgorato ed è caduto da una altezza di venti metri. Ora è in coma farmacologico con molteplici fratture ed anche con ustioni superficiali ed interne.
Dopo la dichiarazione della Val di Susa di “zona di interesse strategico-militare”, dopo la repressione della manifestazione del 3 luglio con i gas tossici CS a Chiomonte, dopo gli arresti degli attivisti in tutta Italia, continua l'attività violenta e repressiva delle forze dell'ordine.
L'ostinazione nel perseguire la costruzione di un'opera inutile, dannosa e costosa, rappresenta un gravissimo attacco alla democrazia del nostro paese perché in Val di Susa c'è una intera popolazione che da anni sta difendendo il proprio diritto a preservare l'integrità della propria valle.
Il TAV è un'opera inutile perché la domanda di trasporto per le merci necessita solo il 30% della capacità di trasporto, mentre quella per i passeggeri è pienamente soddisfatta con due corse al giorno. E' dannosa per l'ambiente perché prevede un traforo nel Brennero che danneggerebbe il territorio paesaggistico. E' ingiusta perché toglierebbe il lavoro a coloro che ci lavorano nella Val di Susa come agricoltori e pastori. E' sconveniente per lo stesso Stato perché i suoi costi di costruzione sono esorbitanti ammontando a 17 miliardi di euro e andrebbero ad aumentare il Debito Pubblico e perché i suoi costi di mantenimento sono inferiori alle presunte entrate che ricaverebbe e che cmq non coprirebbero i costi di costruzione. Il TAV è un'idrovora per costruirlo e per mantenerlo!
La verità che si nasconde dietro il TAV è rappresentata dai grandi interessi economici di lobbies bancarie, finanziarie e industriali che intendono fare profitti sulle grandi opere infrastrutturali del paese. Il TAV è un ennesimo esempio del capitalismo italiano che vive di socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti. Un capitalismo parassitario che riversa la propria dannosità sul Debito Pubblico statale e che viene poi pagato dai cittadini traducendosi in tagli allo Stato Sociale.
Il movimento No Tav ci sta insegnando che la difesa del territorio assume una valenza anticapitalista, nel momento in cui l'ambiente è considerato come un Bene Comune da sottrarre agli interessi veraci di un sistema economico che è capace di arricchirsi solo distruggendo. La Valle dei No Tav potrebbe essere la valle di ognuno\a di noi. Anzi lo è. Ora e per sempre No Tav!
Bari, 27 febbraio 2012
Vito Leli, Giovani Comunisti Bari
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