Tonia Guerra
La Puglia vota proprio oggi, ma la legge è annacquata
Liberazione 14 giugno 2011
Ha vinto il popolo dei beni comuni contro il pensiero unico e il primato assoluto del mercato. Anche in Puglia. Le facce stanche dei tanti e tante, che in modo spontaneo e disinteressato, hanno animato senza sosta la campagna a difesa dell’acqua pubblica, si aprono finalmente ad un sorriso liberatorio.
E’ il risultato di una battaglia di civiltà che viene da lontano, dalla raccolta di firme sulla legge di iniziativa popolare, mai discussa in parlamento, fino a questa estenuante ed entusiasmante mobilitazione che ha consentito di incrociare strade e soggetti diversi, associazioni, sindacati, partiti, parrocchie, singoli e singole di ogni età e collocazione. Una galoppata di democrazia.
In Puglia l’intero percorso si è svolto in modo parallelo alla questione dell’Acquedotto Pugliese, dal 1999, sotto il Governo D’Alema, trasformato da Ente Pubblico in Società per le del 2010 e del conseguente positivo risultato. Poi qualcosa si è inceppato e, proprio in coincidenza con lo svolgimento del referendum, in Consiglio Regionale si arriva a discutere un ddl profondamente modificato nei punti più qualificanti, che presenta persino il riferimento all’art. 23 bis, quello abrogato. Il testo contiene tali elementi di ambiguità, per esempio sulla possibilità di ricorrere a società miste per “attività strettamente connesse alla gestione del servizio idrico integrato”, da far dubitare della reale volontà di ripubblicizzare.
Il giorno della vittoria referendaria in Puglia rischia dunque di essere offuscato da ciò che il Comitato Pugliese Acqua Bene Comune considera una beffa. Margherita Ciervo, portavoce del Comitato, afferma con amarezza: «Questa mattina, mentre tutti noi eravamo ancora mobilitati per il raggiungimento del quorum, in Regione si apprestavano a fare una discussione assurda su un disegno di legge Azioni. Erano gli anni del “privato è bello” e guai ad obiettare.
Su sollecitazione del movimento per l’acqua, dopo alterni tentativi di spingere sulla strada della privatizzazione da parte di settori della maggioranza di centrosinistra, finalmente alla fine del suo precedente mandato, il presidente Vendola aveva espresso la volontà di ripubblicizzare l’AqP. Il risultato fu un disegno di legge scritto a più mani dalla Regione e dal Forum dei Movimenti per l’Acqua. L’acqua divenne un tema qualificante della campagna elettorale regoinastravolto nei contenuti essenziali».
Nicola Cesaria, Segretario pugliese del Prc: «Ora la Regione deve abbandonare ogni tentennamento e portare in Consiglio la legge sulla ripubblicizzazione dell’AqP nella sua stesura originaria, restituendo integralmente ad una gestione pubblica, democratica e partecipata tutte le funzioni del servizio idrico e garantendo ai cittadini/e pugliesi l’accesso all’acqua e il quantitativo minimo essenziale, in coerenza con il programma di governo e in sintonia con le richieste avanzate dal vasto e plurale movimento dell’ “acqua bene comune». La decisione di portare in Consiglio Regionale, proprio in coincidenza con il positivo esito del referendum, un testo profondamente modificato nei punti essenziali, si direbbe una provocazione.
La volontà popolare, anche in Puglia, ha spazzato via non solo leggi che imponevano la mercificazione dell’acqua, le centrali atomiche e i privilegi di pochi, ma anche le sacche trasversali di compatibilità con i potentati economici. Ora il re è nudo e ad indicarlo è un popolo consapevole e determinato».
Adesso tocca al Presidente Vendola ritessere la trama, forse un po’ sfilacciata, della “connessione sentimentale”, tante volte evocata, con la volontà espressa dai tanti uomini e donne di Puglia, nelle urne e nelle piazze di tutta la regione. La campagna sull’acqua non merita di essere annacquata.
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