Assenza di risposte politiche dalle istituzioni.
Così si potrebbe sintetizzare il risultato dell´incontro di oggi in Prefettura presieduto dal sottosegretario all´Interno Mantovano. Non ci sarà la concessione del permesso umanitario per tutti, ma solo un pagliativo per "sedare gli animi", ovvero la creazione di una seconda Commissione per l´analisi individuale delle richieste di asilo politico. Dunque accorciare i tempi d´attesa ma moltiplicare i casi di diniego così come successo finora dato che non si tiene conto del fatto che i migranti provengono dalla Libia in guerra. Non si tiene conto del fatto che l´Italia contribuisce alla guerra in Libia con tutte le conseguenze che provoca sulla vita delle persone e di cui si deve far carico, non si tiene conto del fatto che la sorte della vita di ogni singolo rifugiato viene affidata al giudizio di una Commissione e non alla volontà politica di uno Stato che deve riconoscere il permesso di soggiorno a tutti coloro che fuggono dalla guerra. In Commissione sulla testa di ogni singola persona si giocheranno le conseguenze di una guerra internazionale.
I migranti hanno messo a repentaglio la propria vita con la rivolta di Bari, "O vita o morte" gridavano, hanno sollevato una questione politica di portata nazionale che non si può risolvere con la creazione di una commissione su Bari. E per gli altri migranti dei centri di Ponte Galeria, di Capo Rizzuto, di Mineo e di tutti gli altri centri cosa si fa? I migranti fuggiti dalla guerra, esasperati dalle attese, dai dinieghi, dalla militarizzazione della loro vita rinchiusa in un centro che non garantisce alcuna dignità, sono esplosi in rivolta per riappropriarsi del diritto alla vita, una vita distrutta dalla guerra. Perciò non possiamo accettare nemmeno la soluzione della "tolleranza zero" di Mantovano, ovvero arresti e privazione della libertà per coloro che hanno lottato per riconquistarla. Hanno lottato per tutti i migranti attirando finalmente l´attenzione della politica nazionale e locale, entrambe latitanti davanti alle morti nel Mediterraneo o davanti alle svariate manifestazioni che hanno preceduto la rivolta, davanti alle richieste che hanno portato in Regione, presso gli enti locali e a esponenti politici. Perciò rifiutiamo la criminalizzazione messa in atto con gli arresti di alcuni (28 fino ad oggi con altre che su cui stanno proseguendo le indagini) per terrorizzare gli altri. Una criminalizzazione della richiesta di diritti che fa corto circuito se tale richiesta proviene da persone già private dei loro diritti, già rinchiuse in centri militarizzati e che solo la loro rabbia ha portato a far "esprimere" almeno un´istituzione. Istituzione che non fa altro che proclamare uno stato d´emergenza dal 1991 e così gestisce le politiche migratorie da vent´anni.
Un´emergenza regolata con lo stato di detenzione nei centri che non fanno altro che sfornare clandestini da vent´anni. Clandestini utili all´economia poiché si trasformano in manovalanza a nero. E poiché questo è il sistema, ogni migrante viene trasformato in schiavo. Ma non a vita. E´ successo a Rosarno, oggi a Nardò che i braccianti agricoli immigrati e quindi schiavizzati si stanno riprendendo i propri diritti incrociando le braccia e intraprendendo uno sciopero fintato che non gli viene riconosciuta la giusta paga per il lavoro che fanno.
Un sistema che sta andando in tilt dunque, grazie alle lotte intraprese dai migranti e che movimenti, associazioni, sindacati e società civile stanno sostenendo, laddove non è più possibile tollerare i vuoti della politica insieme alla mal gestione. Quindi per continuare a comprendere come sostenere i processi in atto ci rivediamo domani alla Parrocchia San Sabino alle ore 20.00 in vista anche dell´incontro di sabato 6 agosto alle ore 16.00 a Nardò.
Rete Antirazzista Bari
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