In questa cupa estate di crisi economica, che si pretende di fronteggiare colpendo ancora le fasce più deboli della popolazione e lasciando intatti i privilegi dei ricchi e dei potenti, ci tocca leggere pure questa (la Repubblica del 9 agosto, cronaca di Bari, pag V): L’assessore del Comune di Bari, Fabio Losito, a seguito di un incontro con le rappresentanze delle scuole private, si convince che ad esse debbano essere destinati tutti i fondi previsti dal piano sociale di zona; così, in una seduta di Giunta, alla quale peraltro l’assessore non risulta presente, viene stravolta la delibera di Consiglio che aveva ripartito la somma fra nidi pubblici e privati (cosa già discutibile) con una delibera di Giunta, la n. 458, che destina a “buoni per l’acquisto di servizi per l’infanzia presso strutture private” tutti i 409.893,54 euro a disposizione. Tale decisione pare sia maturata in un illuminante incontro con i rappresentanti delle scuole private.
Per quanto l’assessore rassicuri il cronista dicendo che “non è come sembra...” e che non si tratta di “un provvedimento teso ad avvantaggiare le scuole private rispetto a quelle pubbliche”, risulta davvero difficile pensare che impoverendo ulteriormente le strutture pubbliche migliorerà la loro “offerta formativa”, così come non è certo dirottando le famiglie verso gli istituti privati che si risponde al bisogno di avere un “posto” all’asilo. Certo la lobby delle scuole private ringrazia di questo ulteriore beneficio, che si aggiunge a quanto riceve generosamente un po’ da tutti i livelli istituzionali, in termini di risorse finanziarie e di veri e propri privilegi, come quello di potersi avvalere di personale a titolo gratuito e volontario.
Se poi l’idea sottintesa dovesse essere che il privato gestisce meglio il servizio, allora ci troveremmo di fronte a un pregiudizio negato dall’evidenza: basta farsi un giro nei nidi e nelle scuole pubbliche dell’infanzia per vedere con quanta professionalità vi si lavora, spesso in condizioni di povertà di strutture e di sussidi.
Ricordiamo al giovane assessore che qualche anno fa bastò una sola dichiarazione in tal senso dell’allora sindaco Di Cagno Abbrescia per generare una reazione civile ma determinata da parte delle famiglie e delle lavoratrici del settore che riuscì a scongiurare il pericolo di chiusura delle sezioni comunali di scuola dell’infanzia.
Non vorremmo che, complice il solleone, si faccia passare in sordina un provvedimento che colpisce direttamente un pezzo importante del welfare della nostra comunità, già duramente colpito dai provvedimenti governativi sugli enti locali. Sarebbe una ciliegina su una torta avvelenata e il fatto che a metterla sia un assessore “di sinistra” non la rende più dolce, anzi.
Facciamo appello al Sindaco Emiliano perché non si verifichi questa ingiustizia che suona come una beffa nei riguardi del sistema pubblico dei servizi all’infanzia, di chi ci lavora e di chi lo frequenta.
Bari, 9 agosto 2011
Tonia Guerra, insegnante
Segreteria PRC Puglia
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